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Silvio Garattini e gli integratori che «non servono e sono troppo spinti dalla pubblicità. Ma la gente compra»

30 Giugno 2025 - 06:48 Alba Romano
silvio garattini integratori
silvio garattini integratori
Il fondatore del Mario Negri: l'informazione dovrebbe dire la verità: non sono medicinali ma medici e farmacisti spingono i consumatori all'acquisto inutile

Gli integratori alimentari «non servono». E sono «troppo spinti dalla pubblicità». Parola di Silvio Garattini, fondatore dell’Istituto Mario Negri di Milano che da anni si batte per un uso appropriato dei farmaci. E dei complementi alimentari, il cui giro d’affari è arrivato a 5 miliardi l’anno secondo Repubblica. Anche se «non ci sono studi sulla loro efficacia. Si tratta di vitamine, a volte c’è qualche elemento vegetale, ma non abbiamo a disposizione dati scientifici che ci dicano che servono, cioè che danno benefici in termini di qualità di vita, di miglioramento di una malattia o comunque di prevenzione. Piuttosto, sono oggetto di campagne di pubblicità massicce che spingono i consumatori all’acquisto. Anche su internet il battage è martellante, basta navigare un po’ e viene fuori la promozione di questi prodotti».

Gli integratori

La pubblicità degli integratori invece «tende a far credere che funzionino. Si parla di capacità di rinforzare il sistema immunitario, di soluzioni contro il dolore, di proprietà anti invecchiamento. Non sono risultati che si possono raggiungere prendendoli. La pubblicità andrebbe ridotta e ci vorrebbe un gran giurì che fa eliminare quelle ingannevoli. Per legge la pubblicità dei farmaci è vietata, per questi prodotti no, proprio perché non sono medicinali. E bisognerebbe che ci fosse un’informazione indipendente che spiega quali sono le loro caratteristiche e dica chiaramente che non servono. Ma non è frequente che si parli di questi problemi».

Aifa e ministero della Salute

Mentre Aifa e ministero della Salute «non spendono parole su questi prodotti. Dovrebbero provvedere a dare informazioni indipendenti. Sarebbe necessario intervenire. C’è un’assuefazione, un’accettazione di messaggi sbagliati che non dovrebbe esistere, nell’interesse dei pazienti». Gli italiani tendono a consumarne così tanti perché c’è l’idea «che prendendo questi prodotti si ponga rimedio a un’alimentazione eccessiva o errata, addirittura alla dipendenza dal fumo o dall’alcol. È una sorta di alibi, per continuare a comportarsi come pare e piace. A volte qualcuno compra gli integratori perché ha preso farmaci che non sono stati efficaci e allora prova con quelli. Ma non è che ottenga risultati».

I medici che li consigliano

Però ci sono tanti medici e farmacisti che li consigliano: «Proprio la farmacia potrebbe essere un importantissimo luogo di educazione alla salute e invece è un bazar dove si vende di tutto». I prezzi sono così elevati «solo per una questione di mercato. Dietro non hanno una particolare attività di ricerca o studi di efficacia. Per metterli in vendita non sono necessari percorsi di autorizzazione particolari, e costosi, come invece avviene per i farmaci. E infatti, non c’è una autorità regolatoria che li approva. Però, visto che si genera una grande domanda, che di certo nei prossimi anni continuerà ad aumentare, l’offerta si adegua. C’è dietro un processo generale: da una parte si spingono gli integratori alimentari, dall’altra si cerca di far sentire malate le persone abbassando sempre di più i valori dello stato di salute normale. Se più cittadini pensano di avere problemi, si vendono più farmaci ma anche più integratori».

I farmaci senza ricetta

Anche i farmaci senza ricetta hanno grande successo, fa notare Michele Bocci. Garattini: «I medicinali dovrebbero essere tutti prescritti dai medici, ma in modo razionale. Il problema è che abbiamo una grande confusione, da trent’anni non rivediamo il prontuario terapeutico, cioè l’elenco dei farmaci disponibili in Italia. Se aggiungiamo quel problema, e la disponibilità di alcuni prodotti da banco, alla grande diffusione che stanno avendo gli integratori in questi anni si disegna un quadro caotico di offerta. E la gente compra».

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