La Consulta boccia i Cpr: «La normativa non rispetta la libertà personale». Poi sollecita l’intervento del legislatore


Il trattenimento nei Centri di permanenza per i rimpatri (Cpr) incide direttamente sulla libertà personale dei migranti e, in quanto tale, deve essere regolato nel pieno rispetto della riserva di legge prevista dalla Costituzione. È quanto ha stabilito la Corte Costituzionale in una sentenza depositata oggi, con la quale ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato dal giudice di pace di Roma, ma ha comunque sollevato rilievi importanti sulla normativa vigente. Secondo la Consulta, il trattenimento nei Cpr configura un vero e proprio «assoggettamento fisico all’altrui potere», con effetti profondi sulla libertà individuale della persona trattenuta. Di conseguenza, la disciplina attuale non soddisfa pienamente il principio di legalità costituzionale, che impone una legge formale e sostanziale dello Stato per limitare tale libertà.
La Corte richiama il legislatore
Pur rigettando nel merito il ricorso, giudicato inammissibile per motivi procedurali, la Corte ha colto l’occasione per indirizzare un chiaro monito al legislatore, a cui spetta il compito di intervenire e colmare le lacune della normativa vigente. Il trattenimento nei Cpr, ricorda la Corte, non può essere assimilato a una misura amministrativa ordinaria, ma deve essere trattato con le garanzie proprie delle limitazioni alla libertà personale, come stabilito dall’articolo 13 della Costituzione italiana. In mancanza di una cornice giuridica adeguata, si rischia di compromettere i diritti fondamentali dei migranti coinvolti nei procedimenti di rimpatrio. La Corte non ha dichiarato l’incostituzionalità della normativa, ma ha lribadito la centralità della libertà personale anche nei confronti di cittadini stranieri sottoposti a provvedimenti di espulsione. La palla passa ora al Parlamento, chiamato a intervenire per garantire che ogni forma di limitazione della libertà sia conforme ai principi costituzionali e rispettosa della dignità umana.