Giustizia, premierato, autonomia: le riforme del governo Meloni avranno tempi lunghi. Cosa succede da qui a fine anno


A che punto sono le riforme istituzionali del Governo Meloni? «La madre di tutte le riforme», il premierato, come ama definirla Giorgia Meloni, e la riforma della Giustizia, sono quelle di cui si è tornati a parlare in questi giorni, mentre l’autonomia differenziata dopo l’approvazione in cdm a maggio del ddl di legge delega per la definizione dei Lep sembra uscita dai radar. L’impressione è che il governo non abbia alcuna fretta di approvarle: premierato e riforma della giustizia procedono con estremo rilento. Sicuramente il loro iter parlamentare riprenderà dopo la pausa estiva. Quali saranno i prossimi passi? Il Parlamento ha ancora diversi decreti da convertire prima della pausa estiva. E forse, per l’esecutivo, sono proprio questi a contare di più. Almeno per ora.
Separazione delle carriere
Giovedì 3 luglio il Senato ha dato il suo prima via libera all’articolo due della riforma della giustizia, il punto che introduce il concetto di «distinte carriere dei magistrati giudicanti e requirenti», ovvero la separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri, con concorsi differenziati e impossibilità di passare da una funzione all’altra. Un articolo estremamente simbolico per il centrodestra, che gioisce definendolo «un passo storico per la democrazia». Il testo della riforma in generale si compone di otto articoli dal titolo “Norme in materia di ordinamento giurisdizionale e di istituzione della Corte disciplinare”. Per martedì è stata già convocata una capigruppo, alle ore 13.00, che dovrebbe fare il punto sui tempi necessari per l’approvazione del testo.
L’iter parlamentare
Ripercorrendo l’iter, si ricorda che la riforma è già stata approvata in prima lettura dalla Camera dei deputati, a gennaio. Trattandosi, però, di una riforma costituzionale, il percorso è articolato diversamente: prevede una doppia lettura da parte di entrambe le Camere, con un intervallo minimo di tre mesi tra una lettura e l’altra, calcolato separatamente per ciascun ramo del Parlamento. Attualmente il testo è all’esame del Senato per la prima lettura, che dovrebbe concludersi entro la fine di luglio. A quel punto, la Camera potrebbe già calendarizzare la seconda lettura tra fine luglio e i primi di agosto, perchè i tre mesi previsti per Montecitorio saranno già trascorsi. Quindi, si ripartirà in autunno – a settembre – con il secondo esame, nell’Aula della Camera. E a fine anno arriverà al Senato per l’ultima lettura.
Premierato
Ancora più a rilento procede la riforma sul premierato, che prevede l’elezione diretta del Presidente del Consiglio, conferendogli anche il potere di determinare lo scioglimento delle Camere. Dopo il primo via libera del Senato, il disegno di legge Casellati – così chiamato dal nome della ministra per le Riforme istituzionali, Maria Elisabetta Alberti Casellati – è fermo in Commissione Affari costituzionali della Camera dal luglio 2024. Il testo dovrebbe ottenere l’approvazione definitiva del Parlamento solo a fine legislatura, mentre il referendum confermativo si svolgerà successivamente alle elezioni politiche. Lo ha ammesso anche venerdì la stessa presidente del Consiglio, ospite al forum in Masseria: «Se il referendum sul premierato si terrà nella prossima legislatura, non si potrà dire che è una riforma pensata per garantire noi stessi. Si potrà discuterne davvero nel merito».
Autonomia differenziata
Per l’Autonomia differenziata, dopo la frenata arrivata dalla Consulta il governo, a fine maggio, ha approvato il disegno di legge che conferirà al governo la delega per la definizione dei Lep, il livelli essenziali delle prestazioni, che tutte le Regioni dovranno rispettare. Il tempo stabilito per fissarli sarà breve, nove mesi in tutto. E realizzare gli accordi con le Regioni che hanno mostrato interesse (Lombardia, Liguria, Piemonte e Veneto) e con la Conferenza Stato Regioni non sarà facile visto che il ddl dice esplicitamente che i Lep saranno fissati «coerentemente con gli obiettivi programmati di finanza pubblica e nel rispetto degli equilibri di bilancio, prevedendo, ove necessario in relazione alle risorse disponibili, un percorso graduale di raggiungimento dei medesimi Lep, anche attraverso la fissazione di obiettivi di servizio intermedi».
Decreti e ingorgo
A tutto questo, si aggiunge l’elenco di decreti da approvare entro la pausa estiva, che altrimenti decaderebbero. I decreti, infatti, sono provvedimenti che, per non decadere, devono essere convertiti in legge entro 60 giorni dalla loro emanazione. E tra questi c’è il decreto infrastrutture strategiche, il decreto del Miur, quello del ministero dello Sport, quello fiscale e quello sull’ex Ilva. A questi, si aggiungono altri due disegni di legge cari all’Esecutivo: il disegno di legge per la promozione e la protezione delle zone montane, noto come ddl Montagna, e il ddl sull’Intellgenza artificiale.