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La proposta di pace degli sceicchi palestinesi a Netanyahu, i capi clan e il modello Emirati Arabi Uniti: perché l’idea non piace ai Servizi segreti

06 Luglio 2025 - 09:37 Giulia Norvegno
«Non ci sarà nessuno Stato palestinese, nemmeno tra 1000 anni dopo il 7 ottobre» dice al Wall street journal lo sceicco di Hebron Wadee' al-Jaabari, che assicura di voler riconoscere lo Stato israeliano in cambio di un riconoscimento del proprio nascente Emirato e l'ingresso negli Accordi di Abramo

Un gruppo di cinque importanti sceicchi del distretto di Hebron, come riportato dal Wall Street Journal (Wsj), ha inviato una lettera al governo israeliano esprimendo il desiderio di aderire agli Accordi di Abramo e di raggiungere la pace con Israele. La missiva, indirizzata al Ministro dell’Economia israeliano, Nir Barkat, esprime la volontà degli sceicchi di staccarsi dall’Autorità Nazionale Palestinese (ANP) e di costituire Hebron come Emirato. Già in passato, il leader del clan più influente di Hebron ha detto cose simili, così come suo padre. Ma secondo il Wsj stavolta è diverso, perché il nuovo soggetto politico che si propone a Tel Aviv si offre di «riconoscere Israele Stato del popolo ebraico», e, in cambio, «Israele riconoscerà l’Emirato come rappresentante dei residenti arabi». Alcuni degli sceicchi che supportano questa iniziativa hanno preferito mantenere l’anonimato per motivi di sicurezza.

La critica agli Accordi di Oslo e il futuro senza Stato palestinese

La proposta degli sceicchi di Hebron, definita «equa e dignitosa», mira a sostituire gli Accordi di Oslo, considerati responsabili di aver «portato solo danni, morte, disastro economico e distruzione». Uno sceicco aderente all’iniziativa ha dichiarato: «Pensare solo a creare uno Stato palestinese ci porterà tutti al disastro». Il Ministro Barkat, che ha ospitato numerosi incontri con lo sceicco Wadee’ al-Jaabari – uno dei più influenti leader clanici di Hebron e promotore dell’iniziativa – ha affermato al Wsj che il vecchio paradigma dei due Stati è fallito e che l’Anp non gode della fiducia né del suo popolo né di Israele. Lo sceicco Jaabari ha ribadito: «Non ci sarà nessuno Stato palestinese, nemmeno tra mille anni. Dopo il 7 ottobre, Israele non lo concederà più». Questa posizione radicale si basa sulla convinzione che l’ANP sia una forza «straniera», giunta dalla Tunisia dopo l’esilio dell’Olp, che avrebbe soppiantato le tradizionali leadership locali.

L’influenza dei clan e il modello degli Emirati Arabi Uniti

La premessa alla base dell’iniziativa, come spiegato dallo sceicco Jaabari al Wsj e successivamente al Jerusalem Post, è che i clan di Hebron detengono il controllo di circa il 78% della popolazione metropolitana, pari a oltre 700 mila palestinesi. Questi leader sono pronti, insieme ad altri sceicchi, a riconoscere Israele come Stato ebraico e a porre fine a tutte le rivendicazioni nel conflitto. L’obiettivo a lungo termine è coinvolgere altri sei «emirati» palestinesi, seguendo il modello degli Emirati Arabi Uniti, includendo le aree di Betlemme, Gerico, Nablus, Tulkarem, Jenin, Qalqilya e Ramallah. Gli sceicchi si considerano i legittimi rappresentanti della popolazione, contrapponendosi all’Anp, la quale, a loro avviso, non ha mai garantito una vera pace né sviluppo per le comunità locali.

La proposta che piace al governo israeliano e gli avvertimenti dello Shin Bet

Il Ministro Barkat ha espresso il proprio sostegno all’iniziativa, sottolineando che «lo sceicco Jaabari vuole la pace con Israele e aderire agli Accordi di Abramo, con il sostegno dei suoi confratelli. Chi in Israele dirà di no?». Tuttavia, la proposta incontra resistenze all’interno dell’apparato di sicurezza israeliano. Sebbene fonti di alto livello indichino un cauto appoggio da parte del Primo Ministro Netanyahu, lo Shin Bet e le Forze di Difesa Israeliane (IDF) avrebbero espresso preoccupazione. Alcuni membri di questi organismi temono che i clan della Cisgiordania siano troppo frammentati per garantire una governance stabile e per combattere efficacemente il terrorismo, prevedendo un possibile «caos» e «disastro» in assenza di un’autorità centrale.

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