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La rottura tra Trump e Musk e il governo italiano: tempi lunghi per i decreti attuativi della legge sullo Spazio

07 Luglio 2025 - 19:18 Sofia Spagnoli
Il ddl è diventato legge l’11 giugno, ma ora che i rapporti tra Trump e Musk si sono incrinati, anche il governo italiano appare più cauto

Sembrano così lontani i tempi in cui Matteo Salvini accoglieva con entusiasmo il magnate Elon Musk, all’epoca braccio destro di Donald Trump, al congresso federale della Lega. Il ministro leghista, in veste di presentatore, microfono e cartellina alla mano, si godeva baldanzoso quel quarto d’oro di collegamento con gli States guadagnato con fatica dopo settimane di trattative per riuscire a ottenere la partecipazione dell’imprenditore. O quando Giorgia Meloni, in trasferta a Washington, dopo aver incontrato Trump nello Studio Ovale, riusciva a incastrare nella sua agenda un mini vertice con l’imprenditore miliardario. «Contenta di rivedere a Washington il mio amico Elon Musk», scriveva poi sui social, accompagnando il post con una foto in cui i due si scambiavano un bacio amichevole. Insomma, altri tempi. Oggi, con i rapporti tra Musk e Trump ormai compromessi e irrecuperabili, anche il governo italiano appare incerto su come muoversi. Una posizione ambigua che ha conseguenze dirette su un tema molto discusso nei mesi scorsi: la legge sullo Spazio.

I decreti attuativi

Il nodo principale riguarda i decreti attuativi, ancora assenti, necessari per rendere operativa la legge sullo Spazio e su cui il governo sta prendendo tempo. La legge è stata approvata l’11 giugno scorso, dopo accesi dibattiti parlamentari. Al centro delle polemiche l’articolo 25, denominato per sineddoche “la legge Musk”, che apre i cieli italiani alla flotta satellitare del magnate, Starlink. La norma prevede la creazione di una “riserva di capacità trasmissiva nazionale” gestita da operatori privati – anche extra Ue – da attivare in caso di emergenze (conflitti, disastri, ecc.) per garantire le comunicazioni, inclusa la Difesa. L’opposizione criticava il fatto che possano accedere a questa riserva anche aziende private di Paesi Nato, come gli Stati Uniti, temendo un rischio per la sicurezza nazionale: in situazioni critiche, le comunicazioni strategiche italiane potrebbero essere condivise o finire sotto il controllo di privati, non operanti nel diritto europeo.

L’approvazione dell’ordine del giorno

All’opposizione non era stato concesso nulla: nessuna apertura reale o revisione dell’articolo contestato. L’unica apertura era stata l’approvazione di un ordine del giorno, in cui il governo si limitava a prendere l’impegno di valutare in futuro il tema. Ora, però sembra esserci una singolare frenata. Una legge come questa senza decreti attuativi è poco più che carta: formalmente in vigore, ma priva di effetti concreti. Nessuna scadenza obbligatoria impone al governo di agire entro un termine preciso, è vero. Ma il contrasto è evidente: dopo l’accelerazione impressa nei mesi scorsi per approvare la legge sullo Spazio, lo stallo attuale rivela una paralisi. Il governo prende tempo, vuol essere felpatissimo e capire in che direzione andare. E sicuramente i tre leader di maggioranza – Meloni, Salvini e Tajani – devono trovare un’intesa per poter procedere. Difficilmente ci sarà però una revisione normativa. Lo chiarisce anche Luca Squeri, deputato di Forza Italia e firmatario di un emendamento che puntava a creare una costellazione satellitare italiana, e che affrontava con maggiore cautela i rapporti con il magnate. «Difficile perché per modificare la legge servirebbe un’altra legge», dice. Ora si tratta di capire quale piega prenderà l’empasse politica (che proprio in questi giorni ha visto Musk fondare il suo partito in aperto contrasto con il presidente Trump) e come posizionarsi di conseguenza. Rispetto alle «scelte di governo però, e i rapporti politici – dice Squeri – questo è tutto da rivedere».

La critica del Pd

Interviene anche Andrea Casu, deputato del Partito Democratico, che ha seguito da vicino tutta la discussione sulla legge sullo Spazio, presentando numerosi emendamenti. «Il governo, finché Trump e Musk andavano nella stessa direzione, considerava il fatto di mostrarsi al servizio degli interessi dell’uno e dell’altro come un modo per posizionarsi strategicamente – dice ad Open – Adesso, però, il vero problema è che non sanno più da quale parte inginocchiarsi. Il rischio è che questa impasse politica generi una paralisi ancora più profonda».

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