Mestre, ucciso per salvare una donna: condannato all’ergastolo l’assassino di Giacomo Gobbato


La Corte d’Assise di Venezia ha condannato all’ergastolo Serghiei Merjievschii, 38enne di origini moldave, per l’omicidio di Giacomo “Jack” Gobbato, l’attivista 26enne del centro sociale Rivolta di Marghera (Venezia) ucciso a coltellate nella notte del 20 settembre scorso mentre tentava di fermare una rapina. Un atto di coraggio costato la vita a Gobbato e che ha segnato profondamente la comunità veneziana. Secondo la ricostruzione della Procura, Gobbato e un amico, rimasto gravemente ferito, erano intervenuti in soccorso di una donna appena rapinata in strada lungo Corso del Popolo, zona centrale di Mestre. Le immagini registrate dalle telecamere comunali e da un testimone hanno documentato con precisione lo svolgersi dei fatti: l’aggressione alla donna, il tentativo dei due ragazzi di bloccare il rapinatore, e la violenta reazione di Merjievschii, che ha estratto un coltello colpendo mortalmente Giacomo con un fendente al cuore, dopo averlo ferito già due volte.
Cruciali le telecamere: «L’assassino? Ha agito con freddezza»
Durante l’udienza, la pubblica accusa, rappresentata dalla pm Federica Baccaglini, ha sottolineato «la freddezza inaudita» dell’imputato e «il mix tra aggressività e compostezza» mostrato nelle immagini. Elementi che hanno rafforzato la tesi dell’omicidio volontario. La difesa, sostenuta dall’avvocata Gabriella Zampieri, ha cercato invano di ottenere una derubricazione del reato a omicidio preterintenzionale, sostenendo che nel suo assistito non vi fosse volontà di uccidere. La Corte ha invece riconosciuto la piena intenzionalità dell’atto omicida.
Il dolore della madre: «Nessuno me lo restituirà»
Il verdetto di condanna all’ergastolo ha chiuso un processo carico di tensione. In aula era presente la madre di Jack, Valentina De Martinis, accompagnata dal figlio minore Tommaso. Al termine della lettura della sentenza, ha dichiarato: «Il mio Giacomo, il mio tesoro, non me lo restituirà mai nessuno. Ma è stata fatta giustizia. Non si può uccidere e restare impuniti». Con lucidità ha aggiunto: «Mi dispiace anche per lui, che comunque è giovane. Si è rovinato la vita. Ma nessuno ha fatto di lui un assassino. Lui è un assassino». Il padre Luca Gobbato ha preferito non assistere alla sentenza in aula, ma era parte civile nel processo.
Il ricordo di Giacomo Gobbato in città
La figura di Giacomo Gobbato, attivista impegnato e molto conosciuto nei movimenti sociali della città, continua a vivere nella memoria collettiva del Veneziano. Subito dopo il suo omicidio, a Mestre si era tenuta una grande manifestazione all’insegna dello slogan «Riprendiamoci la città». E ancora oggi, nelle manifestazioni che attraversano le strade di Venezia, come quella del 25 aprile per la Liberazione, il volto di Jack guida i cortei.