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Unicredit, l’Ue frena il governo Meloni sul golden power: «Rischio che non rispetti le regole dell’Unione». L’ira di Salvini

meloni salvini giorgetti unicredit
meloni salvini giorgetti unicredit
La commissione ha scritto che attende ulteriori chiarimenti da parte di Palazzo Chigi ma nell'offerta pubblica di scambio non vede rischi per la sicurezza. La prudenza di Palazzo Chigi

Annunciata la scorsa settimana, oggi è effettivamente arrivata la lettera della Dg Comp, la direzione della commissione europea sulla concorrenza, che boccia la scelta del governo Meloni di attivare il golden power per ostacolare l’offerta pubblica di scambio di Unicredit su Banco Bpm. La lettera della commissione dice infatti che gli stati possono bloccare operazioni di questo tipo quando c’è un interesse legittimo «o quando una fusione presenta un potenziale rischio per la sicurezza pubblica», ma nel caso di Unicredit il problema non ci sarebbe e quindi l’attivazione del golden power non soddisferebbe l’articolo 21 del regolamento Ue, come ha spiegato, dopo l’invio della lettera, il portavoce della Commissione europea Thomas Regnier. 

La reazione di Matteo Salvini

A brutto muso ha risposto Matteo Salvini. «Penso che la Ue abbia cose più importanti delle quali occuparsi, per esempio trattare con Usa», ha dichiarato il vicepremier e ministro dei Trasporti che in questa circostanza si occupa soprattutto di difendere l’operato di Giancarlo Giorgetti, ministro dell’Economia: «Invece di rompere le scatole al governo italiano su balneari, spiagge, motorini, auto elettriche e banche si occupi di poche cose, serie e lo faccia bene. Il dossier è sul tavolo del ministro Giorgetti che fino a oggi ha lavorato perfettamente e il sistema bancario e creditizio è un asset strategico per il Paese».

La reazione di palazzo Chigi

Più prudente la reazione di Palazzo Chigi, «In merito alla lettera della Commissione Ue sull’applicazione dei poteri speciali all’offerta di UniCredit per Banco Bpm, il Governo italiano con spirito collaborativo e costruttivo risponderà ai chiarimenti richiesti così come già fatto in sede giurisdizionale dinanzi al TAR nei termini e con motivazioni ritenute già legittime dai giudici amministrativi», si legge nella nota. Sabato il governo Meloni aveva già incassato una sentenza del Tar che rivedeva alcune indicazioni del provvedimento emanato dal governo lo scorso 18 aprile ma senza dichiarare illegittima l’attivazione di questo potere straordinario.

La spiegazione della Commissione Ue

Come si legge nella nota dell’esecutivo europeo, nell’atto del governo potrebbe esserci una violazione dell’articolo 21 del Regolamento Ue. Il riepilogo della storia, contenuto nella lettera, spiega che «la Commissione ha approvato l’operazione ai sensi dell’Eumre, subordinatamente a determinate condizioni, il 19 giugno 2025». La decisione era stata anticipata prima dall’attivazione della golden power, il 18 aprile, e quindi da una interlocuzione tra commissione e governo nel periodo che va da fine maggio a inizio giugno: «Dopo aver valutato attentamente la risposta dell’Italia, la Commissione conclude in via preliminare che il decreto potrebbe violare l’articolo 21 del Regolamento Ue sul Mercato Interno. La sicurezza pubblica costituisce, tra gli altri, un interesse legittimo ed è esplicitamente menzionata nell’articolo 21, paragrafo 4, del Regolamento Ue sul Mercato Interno, ma la Commissione ritiene in via preliminare che la giustificazione delle condizioni sia attualmente carente di motivazione e che la Commissione avrebbe probabilmente dovuto riesaminare il decreto prima dell’attuazione». In seguito alle ulteriori risposte del governo l’Italia valuterà le contromosse.

La critica del Pd

«Il combinato disposto del pronunciamento del TAR del Lazio e della lettera della Commissione europea rappresenta una bocciatura netta e inequivocabile dell’azione del governo sul caso UniCredit-BPM», si legge nella nota scritta da Antonio Misiani a nome del Pd:  «Il governo farebbe bene a prendere atto della realtà e a ritirare il golden power. Quello che è accaduto certifica il fallimento dell’attivismo del tutto improprio con cui l’esecutivo è intervenuto nel risiko bancario italiano, senza una visione strategica, ma solo per logiche di potere. È ora di cambiare strada: si fermi questa deriva, si torni alla serietà delle regole e al rispetto dell’ordinamento europeo», conclude.

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