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Alex Marangon, gli esami del sangue che smentiscono gli sciamani: morto dopo un mix di cocaina e ayahuasca. Cosa può cambiare nelle indagini

18 Luglio 2025 - 22:41 Giovanni Ruggiero
Alex Marangon
Alex Marangon
La procura di Treviso indaga per omicidio commesso da ignoti, ma il fascicolo potrebbe cambiare. Le ombre sui curanderos che hanno seguito il 25enne prima di morire. L'ipotesi di indagine che più temono i famigliari

Gli esami tossicologici eseguiti sul corpo di Alex Marangon, il 25enne di Marcon, nel Veneziano, deceduto durante un festino sciamanico nell’abbazia di Santa Fosca di Vidor il 30 giugno 2024, hanno accertato la presenza di sostanze stupefacenti nel sangue. Secondo la relazione degli esperti dell’ospedale Burlo Garofolo di Trieste, consegnata alla Procura di Treviso, il giovane aveva assunto cocaina e ayahuasca, un’erba di origine andina utilizzata nei riti sciamanici. I test avrebbero inoltre rilevato la presenza di cannabinoidi e Mdma. Il mix di sostanze avrebbe causato uno stato di allucinazione che potrebbe essere stato una delle concause della caduta nelle acque del Piave, dove il corpo è stato ritrovato due giorni dopo.

Il possibile cambio di ipotesi di reato

L’esito degli accertamenti tossicologici potrebbe portare a una modifica dell’ipotesi di reato. Il caso, attualmente classificato come omicidio volontario a carico di ignoti, potrebbe essere cambiato come morte in conseguenza di altro reato. In particolare la cessione di stupefacenti. Secondo il medico legale, il mix di sostanze avrebbe fatto «perdere il senso del limite, del pericolo e della posizione» al giovane. Il procuratore di Treviso Giovanni Valmassoi ha ricevuto la relazione mentre le indagini proseguono. Gli inquirenti hanno evidenziato che Alex aveva effettuato ricerche online sui effetti della cocaina nei giorni precedenti.

La ricostruzione della morte: caduta da strapiombo dopo il rito sciamanico

Alex Marangon si era allontanato dalla riunione sciamanica nella notte tra il 29 e il 30 giugno 2024. Al festival partecipavano circa 20 persone, insieme ai curanderos Sebastian Castillo e Jhonny Benavides. Gli stessi che avrebbero dichiarato in più occasioni che quella sera Marangon non aveva assunto sostanze stupefacenti e che sono spariti dopo la morte del ragazzo. Secondo i testimoni, prima di scomparire il giovane sarebbe uscito dal complesso dell’abbazia apparendo agitato e nervoso. I curanderos lo avrebbero seguito per accertarsi delle sue condizioni di salute. Ci sarebbe stato un breve dialogo, forse una colluttazione, che ha portato alla caduta dallo strapiombo: i partecipanti avrebbero sentito un tonfo provenire dal balcone. Il corpo è stato ritrovato sull’alveo sassoso del Piave dopo due giorni di ricerche.

Ferite compatibili con caduta e possibili lesioni da aggressione

L’autopsia ha rivelato ferite compatibili con la caduta da un’altezza di circa dieci metri dal terrapieno a strapiombo sul greto del fiume. Tuttavia, alcune lesioni avevano fatto inizialmente pensare a un’aggressione, orientando le indagini verso l’ipotesi di omicidio volontario. Il riscontro tossicologico rafforza ora l’ipotesi di una perdita di contatto con la realtà collegata all’effetto delle sostanze assunte, senza responsabilità dirette di terzi. Solo su Alex l’ayahuasca avrebbe avuto effetti così gravi, forse per le quantità assunte e l’interazione con la cocaina. I familiari temono che il caso possa essere archiviato come incidente.

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