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Anonimato online e attacchi ai giornalisti: il caso Cecilia Sala e “Toni Baruch”

18 Luglio 2025 - 18:50 David Puente
La giornalista è finita al centro di un'accusa di violazione della privacy da parte di un utente su X, ma le fonti accessibili raccontano una realtà diversa

Il 10 luglio 2025 il Tribunale civile di Milano ha accolto un ricorso presentato da Antonio Pintér, disponendo la rimozione di un post pubblicato il 24 giugno 2025 da Cecilia Sala sul suo profilo X. Secondo il ricorrente, il contenuto contestato avrebbe rivelato pubblicamente la sua identità dietro lo pseudonimo “@Tonibaruch”. Alla giornalista de Il Foglio viene contestata la diffusione di dati personali, quali nome, cognome e data di nascita dell’utente, configurando così, secondo il ricorso, un trattamento illecito degli stessi. Nella decisione del giudice si evidenzia un dubbio sull’effettiva esistenza delle fonti accessibili, citate ma non riportate dalla stessa giornalista nel suo post su X, che avrebbero permesso l’identificazione dell’utente. Tuttavia, come verificato da Open, tali fonti esistono e sono rintracciabili nelle stesse pubblicazioni dell’utente “@Tonibaruch” sulla piattaforma X. In questo articolo riporteremo le parti salienti della vicenda fino al ricorso presentato oggi dall’avvocato della giornalista, con cui intende difendersi dalle accuse.

Il retroscena tra “Toni Baruch” e Cecilia Sala

Il post di Cecilia Sala del 24 giugno 2025, al centro del provvedimento del Tribunale di Milano, è arrivato al culmine di diverse contestazioni ricevute su X, una di queste da parte dell’account “@Tonibaruch”. In un post del 19 giugno 2025 (che ad oggi conta oltre 87 mila visualizzazioni – archiviato qui), l’utente “suppone” che Cecilia Sala agisca come un «agente d’influenza» del regime iraniano. In un post collegato (archiviato qui), pubblica un lungo testo dal titolo «Cecilia Sala, “utile idiota” o qualcosa di più? Una Andrea Lucidi iraniana?», proponendo al pubblico un paragone tra la giornalista e l’italiano citato in un report di Reporters Without Borders come operante all’interno di un sito ritenuto «strumento di propaganda» e di «disinformazione» russa.

A seguito dei primi due post del thread, nei quali Cecilia Sala viene taggata fin dall’inizio, l’utente @Tonibaruch condivide uno screenshot con il quale sostiene di essere stato bloccato su X dalla giornalista.

Secondo quanto sostenuto dai colleghi di Facta, è molto grave indicare la giornalista come «un presunto agente straniero al soldo dell’Iran, assoldata per diffondere in Italia propaganda per conto degli ayatollah», definendo l’accusa «incredibilmente pericolosa perché potenzialmente in grado di mettere a repentaglio la vita della giornalista, che viaggia in Medio Oriente per mestiere».

La reazione di Cecilia Sala e quella di “Toni Baruch”

A seguito di tali interventi rivolti alla sua persona e al suo lavoro, Cecilia Sala pubblica il 24 giugno 2025 un post (attualmente rimosso) in cui avrebbe “svelato” l’identità dell’utente @Tonibaruch:

Visto che dare dell’agente straniero per conto di Israele o della Repubblica islamica dell’Iran, oltre che diffamatorio, è pericoloso per una persona che viaggia in medio oriente per mestiere. (Vale sia che lo faccia il vero Chef Rubio – che su X insisteva fossi “un’agente sionista” mentre mi interrogavano dentro Evin – sia che lo facciano gli Chef Rubio dell’altra parte.)

Visto che è fastidioso vedere gli account coi nomi buffi, come “Gennarino ‘o Mossad” e “Toni Baruch”, diffamare persone che a differenza dei due si presentano con nome e cognome – perché impongono agli altri un trattamento che nessuno può riservare loro.

Visto che con questo metodo diffamano anche tanti altri, agevolo le identità: l’account “Gennarino ‘o Mossad” risulta riconducibile a **** ****, di ** anni, nato a ****** il ****.

L’account “Toni Baruch” risulta riconducibile a Antonio Pintér, di 61 anni, nato a Milano il 23 aprile 1964, che scrive per InOltre. Questo da verifiche fatte scartabellando un po’, legalmente, tra le fonti accessibili, perché sono entrambi scarsi a proteggere le proprie identità.

“Toni Baruch”, assistito dall’avvocato Iuri Maria Prado, si è rivolto al Tribunale di Milano contro Cecilia Sala, ottenendo il 10 luglio 2025 una decisione a lui favorevole da parte del giudice. Lo stesso “Toni Baruch” ha pubblicato su X il testo integrale, senza alcuna censura, in un post datato 11 luglio 2025.

Quali sono le fonti accessibili che il giudice non ha avuto modo di visionare e che porterebbero a “svelare” l’identità dell’utente X @Tonibaruch? Occorre comprendere quanto sia corretto affermare che Cecilia Sala abbia effettivamente “svelato” qualcosa, come sembra suggerire lo stesso utente in una conversazione su X del 27 giugno 2025.

Utente: «Accidenti, è al milione di visualizzazioni questo post con cui @ceciliasala svela nome e cognome, luogo e data di nascita di due utenti di X con pseudonimo»

Toni Baruch: «”Svela”»

Cecilia Sala ha “svelato” su X l’identità di “Toni Baruch”?

Di fatto, la sua identità era già nota al pubblico su X molto tempo prima del post di Cecilia Sala, come possiamo notare da un post del 7 gennaio 2025 pubblicato dal sito InOltre poi condiviso dallo stesso @ToniBaruch:

Nel post X di InOltre è presente il titolo dell’articolo critico contro il regista Michael Moore e il nome in chiaro dell’autore: Antonio Pintér. L’utente @Tonibaruch, nel condividere e promuovere il post, scrive: «Qualcuno di voi l’ha già letto qui». Il riferimento è all’articolo che, di fatto, risulta contenere lo stesso testo pubblicato da @Tonibaruch il 6 gennaio 2025 su X (archiviato qui):

L’account modificato, mantenendo la promozione delle sue attività pubbliche

Non c’è solo il post del 7 gennaio 2025 in cui “Toni Baruch” promuove la pubblicazione del suo articolo su InOltre con nome e cognome in chiaro. Infatti, lo stesso account @Tonibaruch riportava, almeno fino al 15 aprile 2023 (archiviato qui), nome, cognome e foto personale visibili pubblicamente.

Ancora oggi, l’account @Tonibaruch promuove i contenuti pubblicati sul sito Boomerissimo.it, che risulta strettamente collegato a Antonio Pintér.

Nella pagina “About & Contatti” di Boomerissimo.it compaiono i nomi dei fondatori, tra cui Antonio Pintér, mentre l’autore “Redazione” del sito presenta come URL “tonibaruch”.

La titolarità del sito viene rivendicata dallo stesso account X @Tonibaruch in un post del 29 gennaio 2023, in cui annuncia il «nostro nuovo magazine».

Per quanto riguarda la data di nascita, @Tonibaruch pubblica in un post del 23 aprile 2024 la foto di un dolce, indicandolo come il giorno del proprio compleanno.

Il reclamo di Cecilia Sala

«Abbiamo depositato il reclamo contro la decisione del Tribunale», dichiara a Open l’avvocato Luca Bauccio, che rappresenta la giornalista Cecilia Sala:

A causa di un problema di ricezione nella letture delle PEC Cecilia Sala non è riuscita a costituirsi e difendersi. La decisione è stata presa sulla base della prospettazione artificiosa del ricorrente. Questa decisione è errata: l’identità del ricorrente e l’uso del suo pseudonimo sono noti da tempo. Non vi sono ragioni di riservatezza da tutelare. Sono state diffuse affermazioni gravissime sul conto di Cecilia Sala, persino paradossali: essere un agente di influenza al servizio dell’Iran. La cosa abbastanza grottesca è che chi ha fatto queste affermazioni pretende che la sua identità resti anonima. Ma così si crea solo impunità e si lascia al sicuro del giudizio dell’opinione pubblica chi diffonde affermazioni offensive, denigratorie, che incitano all’odio. Questa pretesa non è tutelata dal diritto e dimostreremo davanti al Tribunale che nessun illecito è stato commesso da Cecilia Sala. È stupefacente constatare come si sia affermata una certa tendenza all’onnipotenza: una sorta di diritto di vita e di morte reputazionale su chi viene preso di mira, spesso professionisti seri e validi che suscitano per ciò solo, odio, invidia e livore. Basta un post e tutta l’identità di una persona viene messa in discussione. E più la vittima è nota e più l’accusa è esagerata tanto più il post ha successo. Ora però si aggiunge anche questa originale pretesa: l’anonimato protetto per legge.

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