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Israele annuncia una tregua umanitaria a Gaza: «Ripartono i lanci di cibo». Oltre 40 palestinesi morti in attesa di cibo da venerdì

26 Luglio 2025 - 10:43 Ugo Milano
garza israele guerra carestia bambini
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Secondo un rapporto del World Food Program, una persona su tre non mangia per diversi giorni. Londra, Parigi e Berlino in una nota congiunta hanno condannato fermamente Tel Aviv: «Basta fermare i camion»

L’esercito israeliano attuerà un cessate il fuoco umanitario a partire da domani mattina, domenica 27 luglio, e fino a sera in diversi centri abitati di Gaza, tra cui la Striscia settentrionale. Lo ha annunciato al ministro degli Esteri Antonio Tajani, il ministro degli Esteri di Israele Gideon Sa’ar. Sa’ar, recita una nota della Farnesina, ha confermato a Tajani che, rispondendo anche a una specifica richiesta del Governo italiano, nel quadro della tregua umanitaria, l’Idf consentiranno all’Onu e alle organizzazioni umanitarie un accesso sicuro ai centri abitati. Sa’ar ha aggiunto che le tregue umanitarie verranno ripetute di volta in volta, in base alla necessità e allo scopo di riportare alimenti e medicine a livello adeguato in tutta la Striscia. Il ministro Tajani ha ringraziato il collega israeliano per l’informazione e ha confermato che il Governo italiano ha fiducia che Israele continui a lavorare con i mediatori per un cessate il fuoco definivo che permetta la liberazione degli ostaggi israeliani, l’interruzione definitiva degli attacchi militari che coinvolgono la popolazione civile e la ripresa di un negoziato politico complessivo. Nel frattempo Tajani ha confermato al ministro israeliano la richiesta che cessino in ogni caso gli attacchi che possano coinvolgere la popolazione civile palestinese. 

La ripresa degli aiuti umanitari

L’esercito israeliano ha annunciato sabato che istituirà dei «corridoi umanitari» per consentire ai convogli delle Nazioni Unite di viaggiare in sicurezza a Gaza, nonché che riprenderà i lanci di aiuti umanitari nel territorio, a seguito di una valutazione della situazione e in conformità con le direttive della leadership politica. Lo riferisce il quotidiano israeliano Haaretz. Questo annuncio arriva mentre a Gaza è in corso una catastrofe umanitaria. Almeno 42 palestinesi hanno perso la vita da venerdì sera nella Striscia, gli ultimi 10 in serata oggi non lontano dal valico di Zikim con Israele, mentre aspettavano di ricevere cibo, colpiti da raid aerei o dal fuoco dei soldati dell’Idf a terra, secondo fonti mediche e della protezione civile palestinesi, citate da Haaretz. Quanto all’episodio di Zikim, i militari affermano di aver sparato «colpi di avvertimento» e di non essere a conoscenza di morti o feriti.

Oltre 100 mila bambini rischiano di morire di fame

L’Ufficio governativo per i media di Gaza sostiene che 100.000 bambini di età non superiore ai due anni, tra cui 40mila neonati, rischiano di morire entro pochi giorni a causa di un «imminente disastro umanitario senza precedenti», provocato da Israele. Lo riporta Al Jazeera. Questa situazione è dovuta alla «totale mancanza di latte per bambini e di integratori nutrizionali, alla continua chiusura dei valichi e all’impedimento dell’ingresso dei più semplici rifornimenti di base», si legge in un comunicato. «Siamo di fronte a un’attesa e deliberata uccisione di massa che viene lentamente commessa contro i neonati allattati dalle madri con acqua invece che con latte per bambini per giorni, come risultato della politica di fame e sterminio perseguita dall’occupazione israeliana», conclude la nota stampa.

L’allarme del World Food Program

La crisi umanitaria a Gaza ha raggiunto «livelli nuovi e impressionanti di disperazione», portando almeno una persona su tre a non mangiare per diversi giorni. È il nuovo rapporto del World Food Program (Wfp) delle Nazioni unite ad accendere ancor di più il faro sulla situazione critica della popolazione palestinese all’interno della Striscia. «La malnutrizione è in forte aumento: 470mila persone dovranno affrontare una fame catastrofica in questi mesi, 90mila tra donne e bambini necessitano urgentemente di cure», si legge nella dichiarazione diramata dal Wfp.

Nessuna sicurezza alimentare, con gli aiuti agli sgoccioli da settimane, e una crisi sanitaria senza fine: «I prezzi sono alle stelle, c’è bisogno di aiuti alimentari. Le persone muoiono per mancanza di assistenza umanitaria». In attesa ci sono oltre 300 camion, che però non vengono fatti entrare nell’enclave palestinese. E gli attacchi non cessano, con 25 nuove vittime all’alba di oggi: 13 stavano aspettando proprio di ricevere gli aiuti.

La condanna di Francia, Uk e Germania

Nessuna sicurezza alimentare, con gli aiuti agli sgoccioli da settimane, e una crisi sanitaria senza fine: «I prezzi sono alle stelle, c’è bisogno di aiuti alimentari. Le persone muoiono per mancanza di assistenza umanitaria». In attesa ci sono oltre 300 camion, che però non vengono fatti entrare nell’enclave palestinese. E gli attacchi non cessano, con 25 nuove vittime all’alba di oggi: 13 stavano aspettando proprio di ricevere gli aiuti. Per la Wfp è necessario ripristinare il prima possibile «l’accesso a prodotti freschi e nutrienti essenziali come frutta, verdura, carne, pesce e latticini». Come fare? Idealmente interrompendo il blocco commerciale che Israele impone da anni alla Striscia di Gaza.

Gli aiuti internazionali

L’unica alternativa sono gli aiuti internazionali, che il Regno Unito si è detto disponibile a inviare per via aerea a patto che sia solo il primo passo verso una «soluzione a due Stati e in una sicurezza duratura per palestinesi e israeliani». Ad affermarlo è stato il primo ministro Keir Starmer, poche ore dopo che Tel Aviv ha acconsentito per la prima volta al lancio di aiuti a Gaza. Lo stesso Starmer, insieme al presidente francese Emmanuel Macron e al cancelliere tedesco Friedrich Merz, ha firmato un appello chiedendo a Tel Aviv di interrompere immediatamente la «catastrofe umanitaria, revocando le restrizioni alla distribuzione di aiuti». Non solo. I tre Paesi condannano anche «qualunque tentativo di imporre la sovranità israeliana sui territori palestinesi occupati, che mette a repentaglio la soluzione negoziata a due stati».

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