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Napoli, due dei tre operai morti ieri, dopo una caduta dal settimo piano, lavoravano in nero

26 Luglio 2025 - 12:13 Stefania Carboni
operai morti vomero
operai morti vomero
La procura di Napoli sta cercando di capire inoltre perché non avevano i caschi e non erano allacciati a cinture di sicurezza (che avrebbero potuto salvarli)

Due dei tre operai morti ieri a Napoli per il ribaltamento di un montacarichi lavoravano al nero. Lo confermano fonti investigative, dopo che la notizia è stata anticipata da alcune testate tra cui Il Mattino e la Repubblica. Il rispetto delle normative di sicurezza è uno degli aspetti dell’indagine della Procura di Napoli. Si sta inoltre cercando di verificare perché gli operai non indossavano caschi al momento dell’incidente e perché non erano allacciati a cinture di sicurezza, un dispositivo che, se usato, avrebbe impedito la caduta nel vuoto. Ciro Pierro, Luigi Romano e Vincenzo Del Grosso avevano tutti tra i 50 e 60 anni. Stavano lavorando in un cantiere all’interno di un palazzo in via Domenico Fontana, quartiere Vomero. Sono saliti sul montacarichi quando questo, all’altezza del settimo piano, si è ribaltato facendoli precipitare nel vuoto. Il volo di 20 metri è stato fatale.

L’analisi del cestello: era in grado di coprire quel carico?

Non si ferma il lavoro del procuratore aggiunto Antonio Ricci e del sostituto Stella Castaldo. Dopo un primo sopralluogo sul luogo dell’incidente, gli inquirenti analizzeranno anche i dati tecnici del cestello e dell’intera struttura a cui era collegato, per capire se era adatto a sostenere il carico. I magistrati della sesta sezione “Lavoro e Colpe professionali” hanno chiesto la documentazione.

Gli indagati

Nel registro degli indagati, come atto dovuto in vista degli accertamenti ancora da compiere, sono iscritti il titolare della ditta per la quale lavoravano gli operai, il responsabile della sicurezza del cantiere, il noleggiatore del montacarichi e l’amministratore del condominio.

«Mio fratello era attento alla sicurezza, chiediamo verità»

Olimpia e Bruno, fratelli di Ciro Pierro oggi al Mattino dichiarano che «non si può morire sul lavoro nel 2025». «Ciro e gli altri due operai non dovevano morire. Non si può uscire da casa all’alba per andare a lavorare, sotto il sole e duramente, per poi trovare la morte. È inaccettabile. La nostra famiglia è sconvolta. Voglio ricordare ancora una volta che mio fratello era una persona attenta alla sicurezza e infatti non gli era mai successo nulla. Chiediamo la verità e pretendiamo di avere spiegazioni sulle norme di sicurezza nel cantiere», dichiara Bruno. E infine: «Mio fratello amava e si dedicava totalmente alla sua famiglia. Alla moglie con cui stava da 40 anni e ai suoi due figli, ormai grandi, che abitano fuori Napoli e con i quali aveva un rapporto bellissimo. La più grande, Rossella, così la chiamiamo tra di noi, si è laureata in Biologia e vive a Pesaro, Giovanni a Roma, entrambi rappresentavano motivo di grande orgoglio per lui perché, da operaio, era riuscito a garantire loro gli studi e un futuro migliore. Ovviamente, con grande dolore, li abbiamo avvisati e ci stanno raggiungendo. Siamo stati da sempre una famiglia molto unita e siamo tutti dei grandi lavoratori».

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