Il granchio blu non vi piace? Lo esportiamo in Sri Lanka. Il piano del governo contro l’invasione


Il granchio blu continua a far tremare le aziende del Paese che allevano vongole e cozze, creando danni ingenti lungo le coste. Ma ecco che arriva un aiuto inaspettato: c’è uno Stato dove questa specie aliena e invasiva, che in Italia viene considerata dai più «poco saporita» rispetto ai crostacei autoctoni, è considerata una vera prelibatezza: lo Sri Lanka. «E proprio nel giro di qualche settimana», partirà l’export di granchio blu verso il Paese asiatico. «Sono veri cacciatori di granchio blu, lo inseguono in tutto il mondo». A parlare è Enrico Caterino, commissario straordinario per l’emergenza granchio blu, nominato dal governo Meloni il 20 settembre 2024. Oggi, 29 luglio, in Commissione Agricoltura, ha illustrato ai parlamentari il lavoro finora svolto per arginare l’invasione. Secondo Caterino, l’export del granchio blu potrebbe rivelarsi una «soluzione alternativa» in grado di garantire una «fonte di reddito alle aree colpite dall’emergenza»
Per l’Emilia Romagna la Tunisia
Lo Sri Lanka, in particolare, commercerà con il Veneto. «La società srilankese, che sarà operativa a giorni, ha già attrezzato i bollitori per la preparazione in vista dell’esportazione e sta aspettando di trovare operai per le caldaie, per la verifica e il controllo», riferisce Caterino. «Qualche container è stato già riempito in Veneto e dovrebbe partire per lo Sri Lanka a settimane». Le opportunità di export per l’Emilia Romagna, invece, trovano destinazione sulle coste tunisine: «A Ferrara c’è un’attività molto intensa delle cooperative di pesca che hanno fatto un accordo con una società della Tunisia. Il crostaceo lo stanno già lavorando ed esportando».
Cibo per animali domestici e macchine disuasive
Il commissario ha poi fatto sapere che, oltre al fronte dell’export, si sta sperimentando «un macchinario per trasformare il granchio blu in cibo per animali domestici». E poi, sono in fase di sviluppo delle «macchine costituite da dissuasori acustici e visivi per allontanare i granchi dagli allevamenti di bivalve», dove «per la diversificazione si sta puntando anche sull’ostrica – ha spiegato il commissario – In Veneto e Emilia-Romagna, infatti, si applicano tecniche che favoriscono la resistenza dell’ostrica al granchio blu, che, a parte la fase iniziale, resiste meglio agli attacchi di questa specie».
Le quantità esportate
Sempre nel quadro delle misure di contrasto, parlando di quantità, Caterino ha fatto sapere che in Veneto, da aprile a luglio, sono state catturate 780 tonnellate di granchio blu, rispetto alle 865 tonnellate dello stesso periodo del 2024. Di queste, 231 tonnellate sono state già commercializzate. In Emilia-Romagna, nello stesso periodo, sono state catturate 463 tonnellate, di cui 90 tonnellate sono state distribuite sui mercati.
La cattura delle femmine di granchio
Per quanto riguarda le tappe previste dal piano di contenimento, il programma «prevedeva la cattura selettiva da aprile-maggio fino a novembre – ha raccontato – periodo in cui la femmina si sposta con il carico di uova verso il mare». L’idea era di puntare sul periodo di migrazione per cercare di realizzare una campagna selettiva incidendo sul ciclo riproduttivo. Ed «è avvenuto – puntualizza – perché dal 16 aprile i pescatori hanno dato il via a cattura e smaltimento».
I fondi disposti fino ad oggi
Parlando dei fondi destinati alle aziende colpite dall’emergenza, Caterino ha spiegato che «oltre ai 10 milioni previsti dal Piano di contenimento e gestiti dal Commissario, ci sono diverse iniziative del Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste». «Fino ad oggi sono stati stanziati circa 37 milioni per l’indennizzo, ai quali si aggiungono i 2,9 milioni del 2023 – ha continuato – Inoltre, sono stati allocati 3,7 milioni della legge 2022 sulla contabilità Commissariale, che vengono distribuiti alle Regioni coinvolte: Friuli Venezia Giulia, Emilia-Romagna e Veneto»
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