Dazi, è corsa all’accordo dell’ultimo minuto: «Pioggia di telefonate a Trump». Il tycoon avverte Big Pharma: «Abbassate i prezzi o pagherete»


Come in un thriller, la mezzanotte si avvicina, l’ora X in cui entreranno in vigore i dazi annunciati dall’amministrazione Trump è alle porte. Secondo quanto riferito dalla portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, c’è ancora margine per intese dell’ultimo minuto però: «So che i leader stranieri stanno telefonando a Trump perché hanno capito che questa scadenza è concreta» ha detto in conferenza stampa. Chi non ha ancora raggiunto un’intesa rischia di veder scattare automaticamente le misure punitive da domani, 1° agosto. Tra i Paesi che hanno trovato un’intesa con Washington figurano Regno Unito, Giappone, Vietnam, Filippine, Indonesia, Corea del Sud, Cambogia, Thailandia. Tra questi anche l’Unione europea, durante l’incontro tra Donald Trump e Ursula von der Leyen nella tenuta scozzese del presidente americano, anche se la tensione resta alta per la mancanza di un accordo scritto tra le parti e la discordanza tra gli annunci.
Altri 90 giorni per l’accordo con il Messico
Concessi invece i tempi supplementari al Messico. L’annuncio, come di consueto è arrivato sul social Truth, dove il presidente americano ha confermato di aver prolungato di 90 giorni il tempo utile per trovare un accordo: «L’accordo con il Messico è più difficile rispetto agli altri per via del confine. Abbiamo deciso di estendere di 90 giorni lo stesso accordo che avevamo già stipulato: il Messico continuerà a pagare un dazio del 25% per la lotta al traffico di fentanyl, del 25% sulle automobili e del 50% su acciaio, alluminio e rame». Il tema del confine rimane cruciale per definire l’accordo: «Continueremo a cooperare sul confine per quanto riguarda la sicurezza, il traffico di droga e gli immigrati irregolari negli Stati Uniti»
Donald Trump all’attacco delle Big Pharma
La portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, ha annunciato in una conferenza stampa che il presidente americano ha inviato lettere a 17 colossi farmaceutici chiedendo un intervento immediato contro il caro-prezzi dei medicinali. Leavitt ha spiegato che il gesto segue un ordine esecutivo firmato lo scorso maggio per garantire ai cittadini statunitensi gli stessi prezzi dei farmaci pagati nei Paesi più sviluppati. «Gli americani pagano in media tre volte di più per i farmaci di marca rispetto al resto del mondo sviluppato. È inaccettabile», scrive Trump, pubblicando le lettere su Truth. Tra i destinatari anche i Ceo di Eli Lilly, AstraZeneca e Johnson & Johnson a cui il Presidente chiede di estendere i prezzi «più favorevoli» anche al sistema Medicaid, ridurre i costi per i nuovi farmaci e restituire parte dei ricavi esteri agli americani. Curiosamente, in alcune delle lettere inviate da Trump, i cognomi dei destinatari sono barrati e sostituiti a penna con il solo nome. Forse a indicare un rapporto più confidenziale tra i Ceo e il Presidente.