Regionali nelle Marche: l’inchiesta e le prove «mancanti», perché Giuseppe Conte ha deciso di non mollare il candidato (Pd) Ricci


Il leader del Movimento Cinque stelle, Giuseppe Conte, sceglie di non mollare l’ex sindaco di Pesaro, Matteo Ricci, candidato alle Regionali per il Campo largo, nonostante l’indagine per corruzione che lo riguarda. Una decisione controversa vista la storia del Movimento, che infatti il leader ha deciso di annunciare in una conferenza stampa, aspettando però la conclusione del lungo interrogatorio a cui l’ex sindaco si è sottoposto ieri, 30 luglio: «Ci siamo confrontati apertamente con gli iscritti e gli attivisti, ho partecipato alle riunioni con i partecipanti ai gruppi territoriali e abbiamo avuto un confronto. Non ci sono ragioni per chiedere un passo indietro a Ricci, perché non ci sono elementi allo stato che comprovino la consapevolezza di partecipare ad un patto corruttivo. Se lo facessimo sarebbe un brutto precedente e la rinuncia al dovere di discernere caso per caso, vorrebbe dire rinunciare a rivendicare l’esistenza di una responsabilità politica, e attribuire alle procure il compito di esprimere un giudizio di condanna nel corso delle indagini».
Le accuse nei confronti di Ricci
L’ex sindaco e candidato alla Regione Marche, Matteo Ricci è accusato nell’ambito dell’inchiesta “Affidopoli”, dedicata agli affidamenti diretti del Comune tra il 2019 e il 2024. L’ipotesi dell’accusa è che Ricci abbia compiuto o fatto compiere atti contrari ai doveri d’ufficio, violando le regole di trasparenza e buon andamento della pubblica amministrazione favorendo alcune associazioni che ricevevano affidamenti diretti per eventi locali. L’ex sindaco non avrebbe tratto vantaggi materiali dagli affidamenti, ma avrebbe consentito a Santini, il suo collaboratore al centro dell’indagine, di ricevere denaro e altre utilità.