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«I dazi con gli Usa costeranno quanto il ponte sullo Stretto di Messina»

02 Agosto 2025 - 10:09 Stefania Carboni
ponte stretto messina ricorso tar villa san giovanni reggio calabria
ponte stretto messina ricorso tar villa san giovanni reggio calabria
Lo ha calcolato l’Ufficio studi della CGIA di Mestre che prevede, nel breve termine, un danno tra i 14/15 miliardi di euro l'anno

I dazi stabiliti al 15 per cento tra gli Usa e l’Unione europea costeranno all’Italia quanto il ponte sullo Stretto di Messina. Questa la stima elaborata dall’Ufficio studi della CGIA, in merito all’accordo tra von der Leyen e Trump, in attesa che venga ufficializzata la lista dei prodotti esentati sulle nuove tariffe che scatteranno il prossimo 7 agosto. Un danno, nel breve termine, tra i 14/15 miliardi di euro all’anno. Un importo che, in linea di massima, corrisponde al costo che nei prossimi anni sosterrà lo stato italiano per la realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina.

Effetti diretti e indiretti (come la perdita di posti di lavoro)

Nella cifra stabilita dalla Cgia si includono gli effetti diretti (mancate esportazioni), che indiretti (riduzione margine di profitto delle imprese che continueranno a vendere nel mercato USA, costo delle misure di sostegno al reddito degli addetti italiani che perderanno il posto di lavoro, trasferimento delle imprese o di una parte delle produzioni). E inoltre va tenuta in considerazione anche la svalutazione del dollaro nei confronti dell’euro.

Ma c’è un barlume di speranza: i nostri prodotti ad alta gamma per persone ad alto reddito

Nonostante nel 2024 rispetto al 2023 ci sia stata una contrazione delle vendite oltreoceano del 3,6 per cento (in termini monetari pari a -2,4 miliardi di euro), l’Italia ha una forte vocazione all’export verso gli Stati Uniti (l’anno scorso la dimensione economica è stata pari a 64,7 miliardi). Va sottolineato che il 92 per cento delle nostre merci acquistate negli USA sono di alta gamma, quindi destinati a persone ad elevato reddito che potrebbero rimanere indifferenti all’aumento dei prezzi. Non solo, secondo la Cgia il potenziale calo della domanda statunitense per la crescita dei prezzi dei prodotti finali potrebbe essere assorbito dalle nostre imprese con una contrazione dei propri margini di profitto. A tal proposito va segnalato che le aziende italiane che esportano negli USA presentano una incidenza delle vendite in questo mercato “solo” del 5,5 per cento del fatturato totale, mentre il margine operativo lordo è mediamente pari al 10 per cento dei ricavi.