Napoli, negato il suicidio assistito a una malata di Sla: «Ora valuto anch’io la morte in Svizzera»


«Ho il diritto di non soffrire». È con queste parole che Coletta, nome di fantasia scelto per proteggere la sua identità, ha affidato la sua battaglia ai giudici. La donna, 44 anni, residente in Campania e affetta da sclerosi laterale amiotrofica (Sla), ha presentato un ricorso urgente al tribunale di Napoli contro il diniego della propria Asl alla richiesta di suicidio medicalmente assistito. Secondo quanto reso noto dall’Associazione Luca Coscioni, si tratta della terza richiesta respinta nella regione. Coletta, definendosi «consapevole, lucida e determinata», denuncia una decisione che – a suo dire – ignora tanto il suo stato di salute quanto la sua volontà. «Se in Italia non posso accedere a una scelta legalmente garantita – ha dichiarato – sto valutando di andare in Svizzera per morire dignitosamente».
Lo scontro legale
Il rifiuto della Asl ha spinto Coletta a chiedere una rivalutazione delle sue condizioni e la trasmissione del parere del comitato etico. Richiesta rimasta lettera morta. Da qui, il ricorso urgente. L’avvocata Filomena Gallo, legale della donna e segretaria dell’Associazione Coscioni, parla di un comportamento «sconcertante e inumano», in contrasto con le sentenze della Corte costituzionale. Marco Cappato, tesoriere dell’associazione, sottolinea come in Campania la proposta di legge regionale sul fine vita, depositata da oltre un anno, non sia mai arrivata in aula. «Lo scorso marzo – ricorda – il presidente Vincenzo De Luca ha bloccato tutto parlando di una consultazione con la Conferenza episcopale. Ma non è mai stata organizzata».
Fine vita negato: i casi di Martina Oppelli e Laura Santi
Il caso di Coletta arriva a pochi giorni dalla morte di Martina Oppelli, architetta triestina affetta da sclerosi multipla progressiva, che lo scorso 31 luglio ha scelto il suicidio assistito in Svizzera. L’Azienda sanitaria le aveva negato l’accesso alla procedura in Italia per tre volte. Martina aveva denunciato l’ASL per tortura e rifiuto di atti d’ufficio. Totalmente dipendente dai caregiver, aveva ottenuto una sentenza favorevole, rimasta però inapplicata. La sua scelta estrema ha sollevato nuovamente il tema della responsabilità istituzionale. Diverso il caso di Laura Santi, giornalista perugina affetta da sclerosi multipla avanzata, che è stata la prima persona in Umbria ad accedere legalmente al farmaco letale. È morta a il 22 luglio a Perugia, circondata dai suoi affetti. Dopo una lunga battaglia, aveva ottenuto via tribunale il via libera, nonostante il precedente rifiuto dell’Usl umbra.