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Armi sulla nave saudita Bahri Yanbu, la Procura di Genova apre un’inchiesta dopo l’esposto di Usb

08 Agosto 2025 - 10:28 Ugo Milano
bahri yanbu
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Ipotizzata la violazione della legge 185/90. Tensione nel porto, i lavoratori bloccano l’imbarco

La Procura di Genova ha aperto un’inchiesta sul caso della Bahri Yanbu, il cargo battente bandiera saudita su cui sono stati scoperti mezzi anfibi militari statunitensi e casse di munizioni, classificati come materiale esplosivo. A attirare l’attenzione della magistratura è stato un esposto presentato dall’Unione Sindacale di Base (Usb). Che ipotizza una possibile violazione della legge 185 del 1990, la norma che regola l’esportazione e il transito di armamenti dal territorio italiano. Il fascicolo è stato affidato al procuratore aggiunto Federico Manotti, che ha delegato le indagini alla Digos e alla Capitaneria di Porto. Al momento si tratta di un’inchiesta per «atti relativi a». Ovvero senza indagati né ipotesi di reato formali, ma la vicenda ha già sollevato un’ondata di proteste e attenzione pubblica.

Mezzi militari e munizioni scoperti dai portuali

La nave Bahri Yanbu, proveniente dal porto americano di Dundalk, si trovava da giorni nel terminal Gmt di Genova. Nella giornata di ieri, giovedì 7 agosto, durante un’ispezione interna, alcuni lavoratori portuali hanno scoperto nella stiva mezzi anfibi americani e container classificati con codice 1-E1.1. Che secondo i codici internazionali indicano materiale esplosivo, presumibilmente proiettili da cannone. La scoperta ha fatto esplodere la tensione: i lavoratori hanno bloccato le operazioni di imbarco e organizzato un presidio davanti ai cancelli del terminal. La Cgil-Filt ha poi confermato lo stop ufficiale all’imbarco del materiale. Sottolineando «la preoccupazione dei lavoratori per la destinazione finale di quel carico», temendo possa essere impiegato in aree di conflitto, in particolare nella Striscia di Gaza.

I dubbi sulla trasparenza e la protesta sindacale

Nonostante le rassicurazioni delle autorità locali – che hanno affermato che il carico rispetta le normative vigenti e che non è diretto verso Israele – i sindacati e il Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali (Calp) hanno ribadito la richiesta di chiarezza. Durante un incontro con l’Autorità Portuale e la Prefettura, è stato chiesto di istituire un osservatorio permanente sui traffici bellici nei porti italiani. «La scarsa trasparenza e le informazioni parziali fornite ai lavoratori – si legge nella nota di Cgil – ci costringono a dichiarare il blocco dell’imbarco del materiale bellico sulla Bahri Yanbu». La mobilitazione continuerà nei prossimi giorni, con nuovi presidi annunciati.

Il caso della Cosco Pisces

La vicenda della Bahri Yanbu arriva a pochi giorni da un altro caso controverso: quello della nave Cosco Pisces, che trasportava container con armamenti destinati a Israele. Dopo le proteste sindacali, la nave ha evitato l’attracco a Genova, sostando brevemente al largo di La Spezia prima di lasciare le acque italiane. Secondo i dati forniti dall’Autorità di sistema portuale, nei primi sei mesi del 2025 i porti di Genova e Savona-Vado hanno movimentato circa 17.000 container Teu in scambio con Israele, con una quota di export pari al 75%. Rispetto allo stesso periodo del 2024, il traffico è aumentato del 13,4%. Intanto, a Genova, sindacati e attivisti chiedono maggiori controlli e regole più stringenti sui carichi militari.

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