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Trump chiede a Meloni per vertice con Putin a Roma sull’Ucraina. Il via libera dalla premier, ma il Cremlino frena: «Non sarà in Europa»

08 Agosto 2025 - 18:30 Ugo Milano
Durante una telefonata ieri, il presidente Usa avrebbe chiesto alla premier Meloni di organizzare nella Capitale un incontro con Putin. Da Palazzo Chigi per ora nessun commento

La sede dell’incontro tra Vladimir Putin e Donald Trump sulla guerra in Ucraina è ancora incerta. Secondo Fox NewsRoma sarebbe stata presa in considerazione tra le possibili location, ma l’agenzia russa Tass ha smentito, affermando che il vertice non si terrà in Europa. Putin, intanto, sta informando personalmente i suoi alleati: ha sentito telefonicamente il presidente kazako Tokayev e, prima ancora, il sudafricano Ramaphosa. Oggi ha avuto anche un colloquio con il presidente cinese Xi Jinping. Lo avrebbe aggiornato sugli sviluppi delle trattative con gli Stati Uniti. Nel frattempo, fonti italiane, contattate da Repubblica, sostengono che Trump abbia sondato Giorgia Meloni nella telefonata di ieri sulla possibilità che Roma ospitasse il colloqui. Nel corso della conversazione, la premier avrebbe espresso la disponibilità a ospitare l’incontro. Non avrebbe dunque inciso il mandato di arresto internazionale spiccato nei confronti di Putin. Da Palazzo Chigi per ora nessun commento o conferma ufficiale.

Lukashenko, pronto a organizzare vertice tra Putin, Trump e Zelensky

Nel frattempo, il presidente bielorusso Alexander Lukashenko, durante un’intervista alla rivista americana Time, si è detto disponibile a organizzare un incontro a tre tra il presidente russo Putin, il presidente Trump e il presidente ucraino Zelensky, secondo quanto riportato dall’agenzia bielorussa Belta. «Decidiamo in anticipo: ad esempio, la città eroica di Minsk, Istanbul, Ginevra. Una volta deciso, tra un mese ci sarà questo incontro. Il primo giorno discuteremo, ad esempio, delle relazioni tra Stati Uniti e Russia. Il secondo giorno, se raggiungiamo un accordo su un progetto di documento, invitiamo Zelensky. Sarà una cosa dignitosa», ha detto Lukashenko, sostenendo poi che Putin sarebbe lieto di incontrare Trump nella capitale bielorussa e che anche il leader Usa ne sarebbe soddisfatto.

Un’altra notte di attacchi russi

Un’altra notte di attacchi e allarmi in Ucraina, dove le forze armate di Kiev hanno dichiarato di aver intercettato e distrutto 82 droni russi su un totale di 108 lanciati da Mosca. L’offensiva ha incluso non solo i droni kamikaze di tipo Shahed, ma anche velivoli senza pilota a reazione, più veloci e difficili da neutralizzare. Secondo l’Aeronautica militare ucraina, i restanti 26 droni hanno colpito dieci località, mentre in otto aree sono caduti detriti dei mezzi abbattuti. Nella regione di Kiev, tre persone sono rimaste ferite, tra cui un ragazzo di 16 anni. Parallelamente, un attacco con droni ha preso di mira anche la Crimea occupata: secondo il canale Telegram Vento di Crimea, si sono registrati incendi nella zona della grande sottostazione elettrica Titan, ad Armyansk. Le immagini satellitari della Nasa hanno confermato la presenza di roghi, anche se non è ancora chiaro se l’infrastruttura sia stata effettivamente colpita.

Kiev rivendica i risultati ottenuti grazie ai droni ucraini

Intanto, Kiev rivendica i risultati ottenuti grazie all’uso dei droni sul fronte opposto. Il comandante in capo delle Forze armate ucraine, Oleksandr Syrsky, ha dichiarato che oltre 5.000 soldati russi sono stati uccisi nel solo mese di luglio, e che più di 23.000 obiettivi militari sono stati colpiti. «I droni sono diventati una parte integrante della nostra strategia militare», ha affermato Syrsky.

Tusk: «Congelamento del conflitto forse più vicino»

Un segnale di possibile svolta arriva infine dalla Polonia. Il premier Donald Tusk, al termine di una lunga conversazione con Zelensky, ha dichiarato che «ci sono certi segnali» che fanno pensare a un possibile congelamento del conflitto. «Forse più vicino che lontano», ha detto, pur precisando che il presidente ucraino resta «molto cauto, ma comunque ottimista». Un conflitto che sembra ora muoversi su due binari paralleli: l’escalation sul terreno e la ricerca, sempre più pressante, di uno sbocco diplomatico credibile.

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