Suicidi giovanili, il gruppo di lavoro annunciato dalla premier Meloni mai arrivato in Cdm: quando potrebbe partire


Quel “gruppo di lavoro per il disagio giovanile” annunciato a maggio dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni – pensato per contrastare la dipendenza dai social e i suoi effetti collaterali, come bullismo e cyberbullismo – sembra essersi perso per strada. L’idea era stata lanciata durante il premier time alla Camera dei deputati, quando il collega di partito Fabio Roscani aveva chiesto a Meloni quali strategie il governo intendesse mettere in campo per fronteggiare l’aumento di fenomeni di disagio tra i giovani: dai suicidi alle risse tra baby gang, fino ad altre forme di violenza e isolamento che segnano una parte della popolazione giovanile italiana. Dopo aver elencato alcune riforme già avviate con il cosiddetto “modello Caivano”, la premier aveva manifestato la volontà di creare questo gruppo di lavoro, pur con prudenza: «Non so dire dove può portarci un’iniziativa di questo tipo, ma posso dire per certo che non è tempo perso». Aveva inoltre invitato tutte le forze politiche a contribuire «condividendo idee e proposte». Da allora, però, tutto tace. Fonti di Palazzo Chigi assicurano che il tema potrebbe tornare sul tavolo in autunno, anche se non è chiaro con quale priorità. Ma intanto i casi di sucidio aumentano.
L’appello della mamma di Dea Mastronardi
La proposta di Giorgia Meloni di istituire un gruppo di lavoro sul disagio giovanile era arrivata a meno di un mese dal suo incontro con Mirna Mastronardi, madre di Dea, la 15enne che il 4 ottobre 2024 si è tolta la vita a Pisticci, in provincia di Matera. Dea frequentava il liceo scientifico di Policoro e la madre non ha mai compreso il motivo di quel gesto improvviso: «Dopo aver riso a scuola, studiato tutto il pomeriggio, preparato lo zaino e chiesto alla nonna le bombette siciliane, si è uccisa». Dopo la tragedia, Mirna aveva scritto una lettera alla premier: «Le ho raccontato delle famiglie monoreddito o di single. Sono tanti nella mia condizione: un lavoro part-time, senza aiuti. E di tanti ragazzi che non si sentono all’altezza in questo mondo-vetrina governato dai social».
La chiamata e l’incontro con Meloni
Il 24 marzo Meloni la chiamò personalmente: «Nessun premier maschio lo avrebbe fatto. Mi ha chiamata lei direttamente. Ero incredula e frastornata. Ho pianto. Mi ha capita, mi sono sentita abbracciata. Mi ha raccontato il suo essere figlia di una donna sola. Ha detto che ha un paio di idee da mettere in campo». Il 10 aprile, le due si incontrarono. A darne notizia fu la stessa Mirna, con un post sui social: «Io credo – scrive – che solo una donna con un cuore grandissimo potesse riuscire ad abbracciarmi come ha fatto lei. Grazie, Presidente Giorgia Meloni. Proviamo ad affrontare questa battaglia insieme. Nel nome, nell’amore e nel ricordo di Dea».
«Non è una cosa detta e lasciata lì»
Ma l’iniziativa «Non è ancora passata in Consiglio dei ministri» spiegano da Palazzo Chigi, assicurando che, nel frattempo, sono stati approvati altri provvedimenti legati al disagio giovanile, inclusi – dicono – alcuni stanziamenti. L’iter per il gruppo di lavoro, riferiscono, riprenderà da settembre: «Non è una cosa detta e lasciata lì, serve solo il tempo di trasformarla in norma e calendarizzarla».