Le regole di Trump e le sfide del mercato globale: perché la Ford ha scelto gli Usa per produrre più auto elettriche e su quali modelli punta


Con il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, l’industria automobilistica ha ricevuto un messaggio molto chiaro da parte del governo americano: riportare in patria la produzione dei veicoli e archiviare i tempi della transizione verso l’auto elettrica. Due indicazioni chiare, quasi scolpite nel marmo, che Ford ha deciso di seguire soltanto a metà. Lo storico marchio statunitense, lo stesso nelle cui fabbriche per la prima volta fu utilizzata la catena di montaggio, ha annunciato nuovi investimenti per aumentare il numero di veicoli «Made in Usa». Per riuscirci, ha puntato su un segmento di mercato che sembra ben lontano dalla linea suggerita da Trump: le auto elettriche low-cost, pensate per il mercato di massa. Un segnale che, almeno secondo una parte dell’industria, l’elettrico continuerà a rappresentare il futuro del settore automobilistico, anche di fronte alla frenata imposta dall’amministrazione Trump.
La fabbrica di Louisville riconvertita all’elettrico
Ford, che ad oggi è il secondo produttore di auto degli Stati Uniti dopo la General Motors, ha annunciato che investirà due miliardi di dollari nella ristrutturazione di uno dei suoi stabilimenti americani. La fabbrica in questione si trova a Louisville, in Kentucky, e sarà dotata di una nuova «piattaforma universale» per la produzione di un pick-up elettrico di medie dimensioni, con un prezzo di partenza di circa 30 mila dollari. Questo nuovo sistema, secondo quanto rivelato da Ford, dovrebbe consentire di utilizzare il 20% meno di componenti rispetto a un veicolo tradizionale e rendere la linea di assemblaggio più veloce del 15%. Ed è proprio grazie a questo processo produttivo semplificato che il marchio statunitense si dice convinto di riuscire a portare sul mercato un’auto elettrica a prezzi più accessibili.
La scommessa di Ford
L’annuncio di Ford arriva in un momento cruciale per l’azienda, che nell’ultimo trimestre ha registrato 1,3 miliardi di dollari in perdite operative dalla divisione dedicata ai veicoli elettrici, mentre le altre due divisioni – veicoli a benzina e ibridi e veicoli commerciali – sono state redditizie. Nonostante questi dati (e l’ostilità della Casa Bianca a qualsivoglia politica di sostenibilità ambientale), Ford ha deciso di convertire la fabbrica di Louisville dalla produzione di veicoli a benzina alla produzione di auto elettriche. Un investimento che si somma ai precedenti 3 miliardi di dollari stanziati di recente da Ford per costruire una fabbrica di batterie per automobili in Michigan, dove si trova anche il quartier generale dell’azienda. La somma di questi due investimenti, fa sapere il gruppo, si tradurrà «nella creazione o nel mantenimento» di circa 4mila posti di lavoro. In Europa, al contrario, Ford ha annunciato lo scorso anno che intende ridurre la propria forza lavoro di circa 4mila dipendenti.
La concorrenza dei rivali cinesi
Al di là dell’andamento del mercato, però, c’è da fare i conti anche con il mutato clima politico. Ford produce più auto negli Stati Uniti rispetto alla General Motors, il che le ha permesso di essere meno esposta alle guerre commerciali scatenate da Trump. La decisione di investire nella fabbrica di Louisville, dunque, è in linea con la direzione auspicata dalla Casa Bianca: produrre più veicoli sul suolo americano. Lo stesso, però, non si può dire della scelta di puntare sull’elettrico, approfittando del fatto che case automobilistiche cinesi come Byd – di gran lunga la prima della classe in quel segmento di mercato – ad oggi non vendono alcun veicolo negli Stati Uniti.
Foto copertina: EPA/Fabian Strauch