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Femminicidio a La Spezia, madre di sei figli uccisa dall’ex marito: il braccialetto elettronico era guasto da dieci giorni

14 Agosto 2025 - 08:48 Alba Romano
femminicidio la spezia
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Tiziana Vinci, 54 anni, è stata raggiunta dall'ex marito nella villa in cui stava lavorando. Il dispositivo dell'uomo riscontrava malfunzionamenti da 10 giorni e il Gps della donna non è stato ancora ritrovato

Era sottoposto alla misura del braccialetto elettronico e aveva anche il divieto di avvicinamento, ma questo non ha impedito a Umberto Efeso, 57 anni, di raggiungere la moglie nella villa in cui stava lavorando e accoltellarla tre volte. «Buongiorno, ho ucciso la mia ex moglie. Sto andando a costituirmi alla stazione dei carabinieri di Ceparana», con questa telefonata agghiacciante l’uomo ha messo fine alla sua fuga durata appena un’ora dopo aver colpito a morte Tiziana Vinci, 54 anni, madre di sei figli, collaboratrice domestica. L’uomo, autotrasportatore, ieri mattina si è presentato nella villa di un imprenditore dove Vinci lavorava. In passato aveva fatto lì il tuttofare: nessuno si è insospettito della sua presenza. L’ha raggiunta, hanno litigato, poi lui ha estratto un coltello a serramanico e l’ha colpita più volte, all’addome, allo sterno e al fianco. Una collega, attirata dalle urla, ha assistito alla scena e dato l’allarme. Per Tiziana non c’è stato nulla da fare.

Il braccialetto elettronico non funzionante

Lo scorso maggio la donna aveva lasciato la casa di famiglia a Piana Battolla per trasferirsi a La Spezia da uno dei figli, stanca di litigi, maltrattamenti e dell’ossessivo controllo dell’ex marito. A giugno lo aveva denunciato: era scattato il Codice rosso e Efeso era stato obbligato a indossare il braccialetto anti-stalking. Un mese dopo era arrivato anche l’ammonimento del questore a non avvicinarsi. Quel dispositivo, però, da dieci giorni funzionava male. I carabinieri, accortisi delle anomalie, avevano «prontamente segnalato» il problema alla società incaricata della manutenzione. Ma non era stato né riparato né sostituito. Non è stato ritrovato neanche il dispositivo con GPS che viene fornito alle vittime per avvisarle dell’avvicinamento del persecutore. Si indaga per capire se Tiziana non lo avesse con sé o se l’omicida lo abbia fatto sparire.

Il dolore dei figli: «Eravamo sicuri che fosse protetta»

«Perché è arrivato fin qui? Come è potuto entrare? Non avrebbe dovuto restare lontano?» si sono chiesti, sconvolti, i sei figli della donna. «Nessuno di noi credeva che potesse succedere una tragedia simile… eravamo così sicuri che fosse protetta». Alcuni hanno accusato un malore appena giunti sul luogo del delitto. La separazione dei genitori era stata difficile e visibile a tutti nella piccola comunità. I servizi sociali erano intervenuti, Tiziana aveva chiesto aiuto. La famiglia si era illusa che la distanza e le misure di protezione fossero sufficienti. Non lo sono state.

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