Come è davvero andato l’incontro tra Trump e l’Ue per il destino dell’Ucraina


Donald Trump sembra più che mai allineato con l’Europa, dopo l’incontro di ieri con Zelensky, Macron, Starmer, Merz, Meloni, Tusk per la Polonia, Stubb per la Finlandia, von Der Leyen e Costa per la Ue e il segretario generale della Nato, Mark Rutte. Il presidente del consiglio europeo Costa ha dichiarato che «Trump ha condiviso con noi tre obiettivi molto importanti: il cessate il fuoco, Ucraina al centro dei negoziati e la disponibilità degli Usa di condividere con l’Europa gli sforzi per rafforzare le condizioni di sicurezza in Ucraina dopo una pace giusta». Ma quali sono realmente i punti su cui può partire una trattativa?
I cinque punti proposti dall’Unione europea
Trump nell’incontro con il leader del Cremlino vuole «ottenere un cessate il fuoco e di sondare il terreno su un possibile accordo di pace finale», prima di un eventuale incontro a tre con Zelensky che Macron preferisce si avvii in un Paese neutrale europeo. I paesi dell’Ue hanno presentato al presidente americano cinque punti. Li ricostruisce oggi Guerrera su Repubblica, così come li ha descritti il cancelliere Merz. Primo: l’Ucraina al tavolo dei negoziati e futuro trilaterale con Zelensky. Secondo: Kiev pronta a «negoziare sulle questioni territoriali ma serve un congelamento del fronte attuale, senza riconoscimento dell’occupazione russa». Terzo: «Kiev deve poter contare su efficaci garanzie sulla propria sicurezza, tra le quali forze armate senza limiti, capaci di preservarne la sovranità». Quarto: «I negoziati devono essere parte di una strategia transatlantica congiunta». E infine il quinto: «Bisogna mantenere alta la pressione delle sanzioni». Di queste proposte una va in porto: il vertice trilaterale e dare delle garanzie americane alla Coalizione dei Volenterosi, ossia il piano stilato da Regno Unito, Francia e altri per il dopoguerra dell’Ucraina. Non Nato, ma dagli Usa. E questo permetterebbe una garanzia sulla sicurezza di Kiev. Quella che sicuramente non passa è la questione territoriale. Il presidente USA ritiene che gli ucraini debbano cedere parti del loro territorio a Mosca per arrivare a un percorso di pace. Ipotesi questa non sostenuta dai leader europei. L’ipotesi tra l’altro non benamata è che Washington voglia proporre l‘Ucraina come una sorta di Cisgiordania in occupazione israeliana. Il piano “esclusivo” di Witkoff è stato citato ieri sul Times. Se concreto, le nebbie su Kiev e Mosca potrebbero svanire nell’arco di questa giornata. Alla vigilia di un incontro con Putin che si riserva tutt’altro che semplice.
Trump e i minerali per la pace
Trump si starebbe preparando a offrire a Vladimir Putin l’accesso russo a minerali e terre rare in Alaska e a revocare alcune sanzioni all’industria aeronautica a Mosca per incentivarlo a porre fine alla guerra in Ucraina. A riportarlo è il quotidiano britannico Telegraph, che cita “fonti informate”, alla vigilia del previsto vertice fra i due presidenti nella base militare vicino ad Anchorage. «Il presidente degli Stati Uniti arriverà all’attesissimo incontro con la sua controparte russa venerdì armato di una serie di opportunità di guadagno per Putin. Tra queste, l’apertura delle risorse naturali dell’Alaska a Mosca e la revoca di alcune delle sanzioni americane all’industria aeronautica russa». E tra le proposte figura anche quella di concedere a Putin «l’accesso ai minerali di terre rare nei territori ucraini attualmente occupati dalla Russia», scrive ancora il giornale, secondo il quale il segretario al Tesoro Usa, Scott Bessent, sarebbe tra i membri dell’amministrazione che informeranno Trump prima del suo incontro con il numero uno del Cremlino. «Oltre alla revoca delle sanzioni, il Telegraph può ora rivelare che gli Stati Uniti si stanno preparando a offrire a Putin altri incentivi finanziari per porre fine alla guerra, tra cui l’accesso ai minerali di terre rare nelle aree dell’Ucraina attualmente occupate dalla Russia. Si ritiene che l’Ucraina detenga il 10% delle riserve mondiali di litio, utilizzato nella produzione di batterie. Due dei suoi maggiori giacimenti di litio si trovano in aree controllate dalla Russia, e Putin ha rivendicato i preziosi minerali presenti nelle regioni occupate dalle sue forze armate». «Esistono una serie di incentivi, tra cui un potenziale accordo tra minerali e terre rare potrebbe essere uno di questi», ha dichiarato al Telegraph la fonte.