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L’incredibile storia di Baudo e i suoi festival di Sanremo: da Ramazzotti alla Pausini da Al Bano agli 883 (e quella volta con Luis Armstrong) tutti i talenti che ha portato sul palco

17 Agosto 2025 - 00:11 Gabriele Fazio
Pippo Baudo ha condotto per la prima volta nel 1968, tornerà poi tre volte negli anni '80 (1984, 1985 e 1987), cinque volte consecutive nei '90 (dal 1992 al 1996, altro record) e quattro nel nuovo millennio (2002, 2003, 2007 e 2008), a dimostrazione che parliamo di un personaggio che ha saputo interpretare il ruolo in epoche non solo diverse, alle volte proprio diametralmente opposte.

Con Pippo Baudo se ne va un pezzo di storia della tv e in particolare del più importante evento del palinsesto annuale della tv italiana, il Festival di Sanremo. Ancora oggi l’aura del conduttore catanese aleggia sulla kermesse ligure che si ha l’impressione, lato divano, ancora cerchi il suo erede. Un erede che difficilmente potrà mai manifestarsi, anche dinanzi ai numeroni da record che abbiamo osservato sfilare negli anni. Così la storia di Pippo Baudo con il Festival appare non solo centrale ma anche, ahinoi, definitiva, come se la casa avesse perso il suo unico padrone. Tredici le volte in cui Baudo ha condotto la trasmissione (a proposito di record) ma ci sono due dati forse ancor più significativi. Il primo è che quando abbiniamo il suo nome a quello della storia della nostra tv, non si tratta di un omaggio gratuito, perché, basta osservare l’albo d’oro di Sanremo, Pippo Baudo ha condotto per la prima volta nel 1968, tornerà poi tre volte negli anni ’80 (1984, 1985 e 1987), cinque volte consecutive nei ’90 (dal 1992 al 1996, altro record) e quattro nel nuovo millennio (2002, 2003, 2007 e 2008), a dimostrazione che parliamo di un personaggio che ha saputo interpretare il ruolo in epoche non solo diverse, alle volte proprio diametralmente opposte. Il secondo dato riguarda il Festival di Sanremo del 1994, Baudo era a metà del suo quinquennio alla guida dell’evento, quando prende una decisione che incide in maniera più drastica di quanto si sia mai raccontato sulla natura stessa di Sanremo, ovvero assumere la direzione artistica dello show. Quindi prendere in mano non solo l’offerta televisiva del Festival, ma anche quella musicale, rinunciando alla storica collaborazione con Marco Ravera prima e Adriano Aragozzini dopo.

Baudo a Sanremo nel ’68, quando interruppe Louis Armstrong

«L’ho inventato io!» non sapremo mai quanto sia autentica questa espressione che parodisticamente ha accompagnato quasi tutta la carriera di Pippo Baudo, ma è chiaro che sono tanti gli artisti annunciati dal più amato dei conduttori al loro esordio sul palco di Sanremo. Già nel 1968, al suo primo Festival, quando il palco era ancora quello del Salone delle feste del Casinò di Sanremo, la lista fa strabuzzare gli occhi: Al Bano, Fausto Leali e Massimo Ranieri. Ma non solo, ci fu una scena che rimarrà per sempre negli annali della manifestazione, forse il momento in cui Baudo pone la bandierina su Sanremo, ovvero quando Louis Armstrong, quell’anno in gara come ospite, come avveniva ai tempi, non si rende conto di dover sottostare alle tempistiche della tv, e si lancia in un’arzigogolata improvvisazione con la sua tromba che Baudo fu costretto ad un certo punto ad interrompere bruscamente.

Baudo e i suoi Festival negli anni ’80

I Festival di Sanremo di Pippo Baudo degli anni ’80 sono di sicuro i più vicini genitori di quelli odierni. Nel 1984 vincono Al Bano e Romina Power con Ci Sarà, quando sul palco salgono per la prima volta Alberto Camerini e gli Stadio, ma forse ancor più importante la vittoria tra le nuove proposte, competizione fortemente voluta da Baudo, di un giovane cantautore romano con la voce particolarmente nasale, si chiama Eros Ramazzotti e canta Terra Promessa, la sua chiave verso un successo che non merita specifiche. Ma quello è anche l’anno dei Queen, quando ancora Sanremo si concedeva il lusso di ospitare grandi star internazionali, e dell’esibizione di Freddie Mercury in protesta contro il playback imposto dall’organizzazione. Nell’85, come ampiamente pronosticato, vincono i Ricchi e Poveri con Se m’innamoro, mentre sul palco salgono per la prima volta Banco del Mutuo Soccorso, Eugenio Finardi, Ivan Graziani e Luis Miguel e tra i giovani troviamo Antonella Ruggiero, Cristiano De André e Mango. Nel 1987 invece è l’anno in cui il Festival passa da tre a quattro serate, tutte non memorabili per Pippo Baudo che venne colto da una brutta influenza. Senza contare la spallina di Patsy Kensit che scivola lasciando intravedere un seno, di Patty Pravo che sviene perché accusata di plagio e Romina Power alle prese con gli ultimi tempi della sua gravidanza. E poi, naturalmente, il più triste dei momenti: Baudo deve annunciare all’Italia la morte di Claudio Villa. Quel festival lo vincerà l’inedito trio formato da Gianni Morandi, Enrico Ruggeri e Umberto Tozzi, la canzone, manco a dirlo, è Si può dare di più.

I Festival di Baudo degli anni ’90

Gli anni ’90 sono gli anni di massimo splendore della carriera di Baudo e forse non a caso anche del Festival di Sanremo. Cinque anni consecutivi per Baudo, dal 1992 al 1996, mai nessuno prima di lui in oltre quarant’anni di Festival. Nel ’92, a dispetto del noto disturbatore Cavallo Pazzo, che riesce a irrompere sul palco del Teatro Ariston al grido di «Questo Festival è truccato e lo vince Fausto Leali!», lo vincerà Luca Barbarossa con il brano Portami a ballare, tra i giovani invece vince una canzone che diventerà l’icona del duetto italiano nei karaoke di tutta la penisola: Non amarmi, cantata da Aleandro Baldi e Francesca Alotta. Nel 1993 il Festival lo vince Enrico Ruggeri, ma anche qui lo sguardo col senno di poi va alla sezione giovani vinta da una ragazzina acqua e sapone di nome Laura Pausini, che canta l’amore adolescenziale per quel Marco che «Se n’è andato e non ritorna più», nel classico La solitudine. Nel 1994 invece vincono la sezione big e quella Nuove Proposte due artisti toscani e non vedenti: Aleandro Baldi con Passerà e Andrea Bocelli, altro esordiente di lusso, con Il mare calmo della sera. Nel 1995 Pippo Baudo, come già detto, prende in mano la direzione artistica del Festival di Sanremo, così dobbiamo a lui la partecipazione di esordienti come gli 883 e, tra le nuove proposte, artisti del calibro di Daniele Silvestri e Gianluca Grignani. Ma soprattutto, non è un caso che è l’anno in cui tra i cantanti in gara troviamo diversi volti della tv, come a voler lanciare il segnale che anche la musica di lì in avanti (e così avverrà) dovrà piegarsi all’evento di costume. Quell’anno cantano quindi anche Fiorello, Lorella Cuccarini, Sabina Guzzanti e, nel Trio Melody, Gigi Proietti. Il ciclo dei Festival di Sanremo targati Baudo degli anni ’90 si chiude nel 1996 con uno scandalo che, seppur non il primo nella storia della kermesse, getterà un’ombra sul Festival e il sistema di votazioni. Infatti quando si chiude il sipario del Teatro Ariston si aprono le porte degli uffici della magistratura di Milano, che apre un’inchiesta su un presunto caso di corruzione che riguarda lo stesso Pippo Baudo e i vertici Rai. Secondo una storia di cronaca giudiziaria che negli anni ha assunto i toni della leggenda, a vincere l’edizione non sarebbero stati Ron e Tosca con Vorrei incontrarti fra cent’anni ma gli Elio e le Storie Tese, intervenuti in quel festival come divertissment musicale, una cosa assai cara alle playlist sanremesi di Baudo, con La terra dei cachi. Leggenda vuole che sia stato Baudo in persona a non accettare e modificare il verdetto. Fatto sta che effettivamente tutti i cantanti in gara in quell’edizione dovettero passare a testimoniare davanti ad un magistrato. Federico Salvatore, in barba a Baudo che voleva da lui un brano divertente, in gara con Sulla porta, il primo brano in cui si parlava a Sanremo apertamente di omosessualità, anni dopo in un’intervista racconterà che mentre aspettava di essere interrogato un uomo gli passò davanti, lo guardò e gli disse «Tu saresti dovuto finire più in alto di così».

Baudo nel 2000

Il fatto che i quattro Festival di Sanremo condotti e diretti da Pippo Baudo negli anni 2000 non siano memorabili non intacca minimamente l’importanza del conduttore catanese nella storia anche di quei primi anni del nuovo millennio. Sanremo resta una competizione musicale e se la musica scarseggia è conseguenziale il declino anche di Sanremo, che della musica italiana è certamente la più importante vetrina. In quegli anni, parliamo dei bienni 2002/2003 e 2007/2008, la discografia italiana è presa per la gola dal successo mordi e fuggi dei cantanti di Sanremo, che nella stragrande maggioranza dei casi crollano sul palco più scottante. In più sono gli anni del boicottaggio a Sanremo della major, cosa che ha fatto affondare il Sanremo di Giorgio Panariello e costretto la Rai a tornare nel 2007 all’usato sicuro.