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Swatch nella bufera in Cina per la pubblicità con gli «occhi a mandorla»: la rivolta social, le accuse di razzismo e le scuse

18 Agosto 2025 - 18:06 Ugo Milano
swatch cina
swatch cina
Il gruppo di orologi ha rimosso tutte le immagini della campagna finita nell'occhio del ciclone. Ora teme seri danni sulle vendite

Il gruppo svizzero Swatch è finito al centro delle polemiche in Cina a causa di una campagna pubblicitaria giudicata razzista. Nelle immagini diffuse sul sito web dell’azienda di orologi, si vede – anzi, si vedeva – un modello asiatico che, con le dita, tira gli angoli degli occhi verso l’alto: un gesto comunemente associato allo stereotipo degli “occhi a mandorla” e considerato offensivo nei confronti delle persone asiatiche. Gran parte delle critiche si sono scatenate online, tra gli utenti cinesi della popolare piattaforma Weibo, tanto da costringere l’azienda a ritirare la campagna e a scusarsi: «Abbiamo preso nota delle recenti preoccupazioni a proposito della rappresentazione di un modello in un’immagine per la Swatch Essential Collection», scrive l’azienda in una nota sui Instagram e Weibo. «Trattiamo queste tematiche con la massima importanza e abbiamo immediatamente rimosso tutto il materiale a livello mondiale. Ci scusiamo sinceramente per qualsiasi disagio o incomprensione che questo potrebbe aver causato», conclude.

Il colpo per il mercato asiatico

Il caso arriva in un momento delicato per il gruppo, che oltre al marchio Swatch controlla anche Omega, Longines e Tissot. L’Asia continua ad essere un mercato importante per Swatch, anche se negli ultimi 18 mesi il peso della regione Cina, Hong Kong e Macao sul fatturato complessivo è sceso dal 33% al 24%. Swatch ha comunicato di attendersi un lieve miglioramento nella seconda metà dell’anno, anche se il danno di immagine causato dalla campagna pubblicitaria potrebbe incrinare i piani. Sul social network cinese non sembra, infatti, che gli utenti abbiano accolto di buon grado le scuse dell’azienda: «Guadagnate soldi da noi e vi permettete di discriminare le persone cinesi. Dovremmo boicottarvi», e ancora «Potete scusarvi, ma io non vi perdonerò» è il tenore di molti dei messaggi.

Il precedente di Dolce & Gabbana

Non è la prima volta che un’azienda europea è costretta a ritirare in fretta una campagna pubblicitaria in Cina per via delle accuse di razzismo. Nel novembre 2018 era toccato a Dolce & Gabbana che dopo aver pubblicato dei video in cui una modella cinese mangiava goffamente con le bacchette dei piatti italiani, fu boicottata e fortemente criticata dai consumatori cinesi. Furono anche ritirati prodotti dai siti di e-commerce cinesi e il marchio ha annullato una sfilata di moda che avrebbe dovuto tenere in quei gironi a Shanghai.

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