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«Vinsero battaglie grazie alla loro…», a trent’anni di distanza il signor Giancarlo giura: «Non lo feci apposta»

signor giancarlo
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Protagonista di una delle scene più iconiche della storia della televisione italiana, Giancarlo Pelosini ha acquisito un'inaspettata celebrità grazie al web

«Stia attento alle vocali» disse Mike Buongiorno in uno studio che già pregustava l’epilogo. Il signor Giancarlo iniziò a dare la soluzione, la parte facile, «Vinsero battaglie grazie alla loro…». E poi il silenzio, la pausa, i tempi comici da far invidia a Massimo Troisi. «F*iga», disse il signor Giancarlo, con l’unica vocale che lo avrebbe potuto consegnare alla storia della televisione italiana. Eppure oggi, a distanza di trent’anni da quella memorabile puntata de La ruota della Fortuna, Giancarlo Pelosini giura di non averlo fatto apposta: «Il tema era “Le amazzoni” e io pensavo che potessero vincere le battaglie grazie a una spada che si chiamava “f*ga”, che ne so, ma giuro che non era calcolato» racconta in un’intervista a Repubblica.

La popolarità grazie al web

Una puntata come un’altra, che sarebbe potuta finire nel dimenticatoio degli archivi Mediaset, ha invece trovato nuova vita sul web, con innumerevoli pagine social che inneggiano alle gesta del signor Giancarlo: «Non c’è giorno in cui non mi chiamino o non mi fermino per quella roba delle amazzoni. Potrei scrivere un libro su tutti gli omaggi che hanno fatto», dice. «Dei ragazzi di Torino hanno creato delle carte da collezione e quella del Signor Giancarlo è la prima. Una squadra femminile di Chivasso di uno sport che si chiama hitball si chiama “Vinsero battaglie”: hanno le maglie con, al posto dei nomi, le parole ‘Vinsero’-‘Battaglie’-‘Grazie’ ecc. Vengono a trovarmi ogni estate, è bello».

«Ho mandato 117 lettere per partecipare»

Giancarlo Pelosini ricorda perfettamente quel giorno, anche perché ha dovuto lottare per molto tempo prima di poter partecipare al programma: «Provai a fare un provino, bisognava mandare una lettera e parlare di sé allegando una foto, io ne misi una di quando allenavo i ragazzini a calcio. Iniziai a mandarle nel 1994 e vedevo che non rispondevano, quindi fotocopiai le lettere e ne mandai una a settimana. Le numerai anche. Alla fine arrivai a mandarne 117». E finalmente i provini li passò, un anno dopo, venendo invitato negli studi di Cologno Monzese. Le regole del programma prevedevano un massimo di cinque puntate per concorrente, e quella che rese celebre il signor Giancarlo era l’ultima per lui: «Eravamo in studio a Cologno Monzese e ricordo che tutti ridevano sotto i baffi. Sapevo che c’erano spesso definizioni con doppi sensi. Chiamai la “F di Firenze” e tutti sghignazzavano» racconta, ricordando quel giorno. «La gente che rideva mi distrasse un po’, poi Bongiorno disse: “Attento alle vocali”. E lì la situazione esplose. Detti la risposta e scoppiarono tutti a ridere, anche Paola Barale». 

Il rischio taglio

Per alcuni istanti, qualche addetto al montaggio del programma ha pensato di rimuovere la parte incriminata: «Dopo la registrazione andai in segreteria e sentii che nella stanza di là uno diceva “Forse è meglio tagliarla”», ma in un momento di sopraffina lucidità gli altri risposero «“Macché!», consegnando quei pochi secondi alla storia della Tv italiana. La vincita del signor Giancarlo fu anche discreta: «Ci comprai la moto a mio figlio, la camera nuova a mia moglie e un’auto nuova», ma non ci saranno mai abbastanza lire che potranno comprare la quantità di risate che Giancarlo Pelosini ha regalato ad almeno tre generazioni di italiani.