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Bimbo caduto dall’auto a Viterbo, la polizia non trova i seggiolini. La colpa data al fratellino e i dubbi sulla madre: «Non guidava lei»

23 Agosto 2025 - 10:24 Alba Romano
Policlinico Gemelli
Policlinico Gemelli
Il piccolo, un anno e mezzo, è ricoverato al Gemelli ma non è in pericolo di vita. Il conducente, amico di famiglia, sostiene che avesse le cinture legate del seggiolino, così come il fratello di tre anni. Le indagini in Procura dopo i primi interrogatori

Un racconto che non convince del tutto. È quello sulla caduta del bambino di un anno e mezzo finito sull’asfalto da un’auto in corsa, nel Viterbese, giovedì 21 agosto intorno alle 19, sulla strada provinciale che collega Vallerano a Canepina. La prima versione dei fatti, data dalla madre, parla di un incidente provocato dal fratellino maggiore, che avrebbe prima sganciato la cintura di sicurezza del seggiolino su cui viaggiava il piccolo e dopo aperto la portiera posteriore della macchina. Ma gli accertamenti della polizia hanno sollevato più di un dubbio. Secondo le prime indagini, infatti, sul veicolo esaminato dagli inquirenti, non è stata trovata traccia dei seggiolini. «Perché ce li passiamo da una famiglia all’altra», si è giustificato il proprietario dell’auto. Ma la sua versione non convince.

La ricostruzione fornita dalla madre

La madre, 27 anni, ha raccontato di essere alla guida dell’auto di famiglia insieme ai due figli. Il più grande, tre anni, avrebbe slacciato la cintura di sicurezza del seggiolino e aperto la portiera posteriore. A quel punto il piccolo sarebbe caduto in strada. «Ho inchiodato subito, ho raccolto mio figlio e l’ho portato di corsa all’ospedale Santa Rosa», ha spiegato la donna. Da lì il trasferimento in eliambulanza al Policlinico Gemelli di Roma, dove il bimbo è ancora ricoverato. Ha riportato un trauma cranico e una sospetta frattura dell’orbita, ma non è in pericolo di vita. La prognosi è di 20 giorni. Ora però, le prime indagini hanno evidenziato come al volante non ci fosse la madre dei due bambini, ma un amico di famiglia.

Le evidenze dalle prime indagini: «al volante non c’era la madre ma un amico di famiglia»

Gli investigatori hanno ricostruito una dinamica diversa. Sul veicolo, una Nissan, alla guida non c’era la madre ma un amico di famiglia, un cittadino rumeno di 39 anni. Seduta davanti, accanto a lui, la donna, mentre i due bambini erano dietro. L’uomo ha assicurato agli agenti che i piccoli erano «legati sul seggiolino». Ma quando la squadra mobile ha controllato la macchina, i seggiolini non c’erano. Il proprietario si è giustificato: «Ce li passiamo da una famiglia all’altra». Una versione che non ha convinto del tutto. Secondo gli inquirenti, i due fratellini potrebbero essere stati in auto senza alcuna protezione. Probabilmente, avrebbero giocato con la maniglia della portiera e aperto lo sportello, facendo cadere il bimbo più piccolo sull’asfalto.

La corsa in ospedale

La madre e l’amico avevano appena fatto la spesa. Quando si sono accorti dell’incidente, hanno soccorso il piccolo e lo hanno portato all’ospedale Santa Rosa di Viterbo. Poi il trasferimento d’urgenza al Gemelli. Gli investigatori hanno anche valutato l’ipotesi che il bambino potesse essere stato spinto di proposito o che fosse vittima di violenze. Ma dopo i primi interrogatori non sarebbero emersi elementi in questo senso. Per ora né la madre né il conducente risultano denunciati. Ma la relazione della polizia è stata trasmessa alla Procura di Viterbo, che dovrà valutare eventuali responsabilità. Per il momento gli investigatori ritengono si tratti di un incidente.

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