Gaza, il cardinale Pierbattista Pizzaballa e Teofilo III: «Non lasceremo la Striscia, non abbandoneremo i civili»


I patriarchi di Gerusalemme dei Latini e dei Greco-Ortodossi, rispettivamente il cardinale Pierbattista Pizzaballa e Teofilo III, hanno annunciato in una nota congiunta la loro decisione di non evacuare la Striscia. «Il clero e le suore hanno deciso di rimanere e continuare a prendersi cura di tutti coloro che saranno nei complessi», si legge nel comunicato. «Lasciare Gaza e cercare di fuggire verso sud sarebbe una condanna a morte», aggiungono i due patriarchi, sottolineando che non esiste futuro possibile basato sulla prigionia, sullo sfollamento dei palestinesi o sulla vendetta.
L’attività dei patriarchi dall’inizio del conflitto in Palestina
Dallo scoppio della guerra, spiegano Pizzaballa e Teofilo III, il complesso greco-ortodosso di San Porfirio e quello della Sacra Famiglia hanno offerto rifugio a centinaia di civili, tra cui anziani, donne e bambini. Nel complesso latino, inoltre, sono ospitate persone con disabilità, affidate alle cure delle Suore Missionarie della Carità. «Molti rifugiati che vivono tra le mura dei nostri complessi sono indeboliti e malnutriti a causa delle difficoltà degli ultimi mesi. Non possiamo giustificare uno sfollamento di massa deliberato e forzato di civili», hanno spiegato nella nota. I patriarchi hanno poi ammesso di non sapere esattamente cosa accadrà sul territorio: «Questa incertezza riguarda non solo la nostra comunità, ma l’intera popolazione. Come ha sottolineato Papa Leone XIV, «tutti i popoli, anche i più piccoli e deboli, devono essere rispettati dai potenti nella loro identità e nei loro diritti, in particolare il diritto di vivere nella propria terra; e nessuno può costringerli all’esilio».
«Necessario dare priorità al bene comune della popolazione»
«È tempo di porre fine a questa spirale di violenza e di dare priorità al bene comune della popolazione», hanno concluso Pizzaballa e Teofilo, rivolgendosi anche alla comunità internazionale affinché agisca per fermare la guerra e favorire il ritorno delle persone scomparse e degli ostaggi israeliani. Non è la prima volta che il patriarca latino interviene sulla drammatica situazione a Gaza. A fine luglio Pizzaballa aveva denunciato la condizione umanitaria come «moralmente inaccettabile», ricordando che «gli aiuti umanitari non sono solo necessari, sono una questione di vita o di morte. Rifiutarli non è un ritardo, ma una condanna». Anche allora il suo appello era rivolto ai leader mondiali: «Non può esserci futuro basato sulla prigionia, sullo sfollamento dei palestinesi o sulla vendetta».