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Sci nel deserto, hotel e campi da golf, la neve artificiale grazie a Webuild. Ma costi e tempi erano sbagliati e i Giochi invernali in Arabia sono a rischio

27 Agosto 2025 - 17:08 Ugo Milano
neom sci deserto marvel arabia
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Neom, la città del futuro nel deserto saudita, rischia di restare un miraggio. Costi fuori controllo, cantieri vuoti e ritardi infiniti mettono in crisi lo ski resort di Trojena e i Giochi asiatici invernali del 2029. Il sogno faraonico di Mohammed bin Salman scricchiola sotto il peso delle sue stesse ambizioni

Oltre 30 chilometri di piste da sci, 80 ettari di prati da golf, 11 hotel di lusso e un lago artificiale di acqua fresca profondo 140 metri. Il tutto nel bel mezzo del deserto saudita. Un sogno, quello della città futurista promossa dal principe ereditario Mohammed bin Salman, che ormai si è sgretolato sotto il peso economico insostenibile. I Giochi asiatici invernali, che lì erano previsti per il 2029, dovranno quasi sicuramente traslocare altrove. E Riyadh, secondo il Financial Times, si starebbe guardando intorno per trovare un’alternativa.

Il progetto record stile Marvel: costi insostenibili e ritardi infiniti

Il nome della metropoli, Neom, richiama all’immaginario fantascientifico da cui bin Salman ha pescato a piene mani arrivando ad assoldare anche il designer cinematografico della Marvel. La città hi-tech dovrebbe sorgere sulle montagne dell’Arabia Saudita, non lontano dal confine con la Giordania. Costo complessivo stimato? Almeno 500 miliardi di dollari entro il 2035, mentre il progetto definitivo dovrebbe concludersi entro il 2080 con un esborso di quasi 9 miliardi di miliardi. Più di 25 volte il bilancio annuale del Paese, un prezzo che il principe è disposto a pagare per rafforzare l’attrattiva turistica dell’Arabia Saudita. I sogni di grandezza del Regno, che aveva paragonato il progetto alle piramidi di Giza, si sono scontrati contro l’aridità del deserto: i costi sono molto più alti di quanto preventivato, il trasporto del materiale è una matassa logistica e i tempi si fanno sempre più ristretti. 

Trojena, lo ski resort nel deserto e il lago da 5 miliardi ancora vuoto

Esempio lampante di tutto ciò è Trojena, la località dove entro quattro anni dovrebbe sorgere lo ski resort più avanzato del mondo. Considerata un «centro di livello mondiale per gli sport invernali», originariamente prevedeva la costruzione di oltre 30 chilometri di piste, hotel, spa e quant’altro. Per produrre la neve artificiale da un bacino di innevamento, Riyadh ha contratto un accordo da quasi 5 miliardi di dollari con l’italiana Webuild. L’acqua, presa dal mare e desalinizzata, dovrebbe scorrere 200 chilometri lungo un condotto: per riempire la vasca profonda 140 metri ci vorrebbero minimo due anni. Al momento, però, di acqua non se n’è vista nemmeno una goccia. Il cantiere è praticamente privo di manodopera, le poche strade per raggiungerlo sono strette e troppo tortuose per i tir, l’elettricità è insufficiente e gli impianti di desalinizzazione devono ancora essere costruiti. 

Giochi invernali senza futuro: prezzi alle stelle ma cantieri fermi

In tutto questo, i costi del maxi complesso sono lievitati di oltre 10 miliardi di dollari rispetto alle stime iniziali, rendendo ancora più difficile la possibilità di rispettare la scadenza del 2029. L’unica cosa visibile dalle foto satellitari è la pista di prova lunga 400 metri, una chiazza bianca in una distesa senza alberi né verde. Ma se i ritardi ormai sono incolmabili, tanto che l’Arabia Saudita starebbe pensando di rivolgersi alla Cina o alla Corea del Sud per l’organizzazione dei prossimi Giochi invernali asiatici, sugli introiti si può ancora lavorare. Ecco che, come riporta il Wall Street Journal, camere di hotel da 200 dollari a notte ora sono valutate 700, e suite da 489 dollari sono schizzate a 1.900. 

trojena pista sci neve artificiale
La pista da sci di 400 metri a Trojena ricoperta di neve artificiale durante una corsa di prova a febbraio

Neom e le stime truccate: anche i Mondiali di calcio sono a rischio

Ma se dal mondo degli attivisti piovono accuse di «sportswashing», sono pochissimi i fidati di bin Salman che provano a far desistere il principe saudita. Secondo alcuni documenti visionati dal Wsj, anzi, spesso gli addetti ai lavori hanno «manipolato deliberatamente» le stime dei costi per inserire «ipotesi irrealisticamente ottimistiche». La realtà dei fatti, però, è quella che è: non a caso alla “straordinaria” inaugurazione prevista per lo scorso ottobre, per cui erano stati sborsati 45 milioni, il principe ereditario non si è fatto vedere. E i super ospiti si sono trovati di fronte a un cantiere in costruzione. Solo con l’arrivo del nuovo amministratore delegato, Neom – società che dà il nome alla città e che è di proprietà del Pif (il fondo statale) – ha dato il via a una revisione di tutti i conti per fornire stime più affidabili in merito a costi e tempistiche. «I sauditi sono davvero determinati a costruire qualcosa lì», ha detto al Financial Times un dipendente di Neom. «Forse non nella scala che avevano immaginato all’inizio». Nella speranza che la città sia conclusa almeno in parte per il 2034, quando a Trojena in uno stadio nuovo di zecca si disputeranno alcune partite della Coppa del Mondo di calcio. Ammesso che ci siano gli spalti.

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