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L’intesa sui dazi alla prova del Parlamento Ue. Benifei (Pd): «Possiamo rimetterlo in discussione». Nuova mozione di sfiducia per von der Leyen

02 Settembre 2025 - 19:18 Gianluca Brambilla
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Fratelli d'Italia invita alla responsabilità. L'eurodeputato Torselli a Open: «L'astio di una parte politica verso Trump non può giustificare l'interruzione del dialogo»

L’intesa politica c’è, quella commerciale pure. Ma perché l’accordo sui dazi tra Unione Europea e Stati Uniti entri davvero in vigore, c’è un ultimo via libera da ottenere: quello del Parlamento europeo. Ed è proprio lì che i piani di Ursula von der Leyen rischiano di scontrarsi contro un ostacolo inaspettato. Una parte dei Socialisti, che rappresentano il secondo gruppo più numeroso dell’eurocamera e che fanno parte della maggioranza, voterà “no” all’intesa siglata da Bruxelles e Washington, con il rischio di mandare su tutte le furie Donald Trump. «Il Parlamento europeo è l’ultimo baluardo per rimettere in discussione questo accordo. La riduzione dei dazi per gli Usa è un regolamento, perciò passa da noi e possiamo emendarlo», spiega a Open Brando Benifei, eurodeputato del Pd e capodelegazione dell’eurocamera per i rapporti con gli Stati Uniti.

L’altolà dei Socialisti all’accordo con Trump

Ad annunciare ufficialmente la presa di posizione, forte ma non del tutto inaspettata, è la spagnola Iraxte García Pérez, leader dei Socialisti europei, che a Politico ha detto: «Ci opponiamo fermamente all’accordo» commerciale fra Washington e Bruxelles. Non è la prima volta che l’ala progressista della maggioranza entra in rotta di collisione con von der Leyen e, più in generale, con gli alleati del Partito popolare europeo. Prima dell’estate, erano stati alcuni ritocchi al Green Deal a mandare su tutte le furie i Socialisti, i cui voti – a differenza di quanto accadeva nella scorsa legislatura – non sono più indispensabili. Il Ppe ha già fatto ricorso in più occasioni ad alleanze con la destra di Ecr e con l’estrema destra dei Patrioti per far passare alcune leggi indigeste agli alleati di maggioranza, rischiando a più riprese di scatenare un vero e proprio terremoto politico.

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ANSA/Riccardo Antimiani | Brando Benifei, eurodeputato del Pd

La mozione di sfiducia della Sinistra Ue

L’ultimo terreno di scontro fra Ppe e Socialisti sembra essere quello dei dazi. Non è un mistero che l’accordo siglato da von der Leyen ha fatto storcere il naso a diversi leader europei, a partire da quelli di due pesi massimi come Francia e Germania, che però non hanno alzato la voce per paura di ritorsioni ancora più dure dalla controparte americana. A rompere le fila è stata la vicepresidente della Commissione Ue, la spagnola (e socialista) Teresa Ribera, secondo cui Bruxelles dovrebbe tenersi pronta a rinunciare all’accordo commerciale sui dazi qualora Trump dovesse dare seguito alle minacce di ritorsioni contro le regole digitali dell’Ue. Intanto, a Strasburgo, il gruppo della Sinistra (The Left), di cui fa parte anche il Movimento 5 stelle, ha annunciato che presenterà una mozione di sfiducia contro la presidente della Commissione europea per aver dato il via libera all’intesa, giudicata troppo sbilanciata a favore degli Stati Uniti.

Il voto a Strasburgo sull’azzeramento dei dazi agli Usa

Una delle componenti chiave dell’intesa con Washington prevede che l’Unione europea azzeri i suoi dazi sulle esportazioni statunitensi in cambio di tariffe ridotte – al 15% e non al 27,5% – sulle automobili, un settore fondamentale per la manifattura europea e già in piena crisi. L’esecutivo comunitario ha presentato la propria proposta di regolamento al Parlamento europeo, che ora è chiamato a esprimersi in merito. Ed è proprio in quella sede che i Socialisti potrebbero far emergere tutto il proprio malcontento nei confronti dell’intesa siglata da Bruxelles. Bernd Lange, presidente della commissione per il Commercio internazionale a Strasburgo, ha ammesso candidamente di non essere sicuro che la proposta di von der Leyen sarà approvata.

«C’è molto malcontento anche all’interno della maggioranza. Realisticamente, credo che si allungheranno i tempi dell’iter parlamentare», spiega Benifei. Questo, di conseguenza, potrebbe irritare Trump, dal momento che i dazi europei attualmente in vigore sulle esportazioni degli Usa possono essere abbassati soltanto dopo il via libera dell’eurocamera. Più che bocciare in toto l’accordo, i Socialisti potrebbero adoperarsi per modificarlo il più possibile durante l’iter a Strasburgo. Ma tutte le eventuali modifiche andranno comunicate – e fatte digerire – alla controparte americana. «Se la Commissione ha negoziato una cosa che a noi non piace, abbiamo tutto il diritto di modificarla. Poi saranno loro a tornare dagli americani e spiegare la situazione. Non usare strumenti di contromisura durante il negoziato è stata una loro scelta», chiosa Benifei.

L’appello di Fratelli d’Italia alla responsabilità

Se davvero la maggioranza Ursula dovesse rompersi in occasione del voto sui dazi, potrebbe pensarci Fratelli d’Italia, e più in generale il gruppo Ecr, a tendere una mano a von der Leyen. «Sull’accordo Usa-Ue ci siamo già espressi diverse volte e a differenti livelli: non facciamo salti di gioia, ma riteniamo che sia decisamente migliore di qualsiasi sconclusionato tentativo di scatenare una guerra commerciale con gli Stati Uniti», spiega a Open Francesco Torselli, eurodeputato di FdI e membro della commissione per il Commercio internazionale del Parlamento europeo. Per la delegazione meloniana a Strasburgo è fondamentale fornire «stabilità e un quadro normativo chiaro» alle aziende.

E per questo, l’invito rivolto ai colleghi Socialisti è di non far saltare il banco: «Era importante evitare di penalizzare i nostri settori strategici e questo può avvenire soltanto in un clima di dialogo e di diplomazia. Spero che questo concetto sia chiaro anche a coloro che, irresponsabilmente, vorrebbero azzerare i risultati ottenuti», sottolinea Torselli. E poi ancora: «L’astio verso Donald Trump di una parte politica non può giustificare scelte differenti da quella del dialogo che trova attuazione in questi provvedimenti sui quali sarà chiamato a votare il Parlamento».

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ANSA/Claudio Giovannini | Francesco Torselli, eurodeputato di FdI

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