Il Pos del ristorante non funziona per giorni, lui deve fidarsi dei clienti: «Vi lascio l’Iban e mi fate un bonifico». Il caso sulle Dolomiti


Niente panico se il Pos è fuori uso: basta lasciare l’iban e sperare che i clienti siano onesti. Questa almeno la speranza con cui va avanti il titolare di un ristorante di Sedico, in provincia di Belluno, sulla strada per le Dolomiti. Nel momento di maggiore alta stagione, in pieno agosto, è successo che il dispositivo per i pagamenti elettronici non andava. Come ha raccontato al Gazzettino, anziché andare nel panico o pretendere solo pagamenti in contanti, ha preferito affidarsi alla buona fede dei clienti e sperare che potessero saldare il conto tramite bonifico, in un secondo momento. «Di certo non posso far lavare i piatti a chi non ha contanti», scherza Luca De Cia, titolare del locale con la moglie Patrizia.
Il pos fuoriuso: «In alcuni casi abbiamo lavorato gratis»
Il ristorante Stanga di Sedico, in provincia di Belluno, è uno dei più famosi e frequentati della zona, e in pieno agosto non deve essere stato facile pensare in fretta e furia a una soluzione. Anche perché, di dispositivi bancomat il locale ne ha quattro, agganciati a due linee telefoniche. «In pieno agosto per due giorni consecutivi il bancomat non ha funzionato – ha spiegato De Cia – ed è successo più volte nello stesso mese. Quando si verifica questo disservizio mettiamo ovviamente il cartello di avviso fuori dalla porta, ma non tutti lo vedono». Al momento di pagare, quindi, alcuni clienti si trovano senza liquidità. «Il 70% circa della nostra clientela abitualmente paga con carte telefono, perfino qualcuno lo fa con l’orologio -continua De Cia- La cultura ormai è cambiata e quindi molti non hanno con sè i contanti. In fiducia lasciamo loro l’iban per il bonifico sperando nel pagamento futuro. Però credo che in qualche caso abbiamo lavorato gratis».
Il bigliettino con l’iban su ogni tavolo
«Stiamo quasi pensando di mettere su ogni tavolo un biglietto con l’iban – ha confessato, forse con un pizzico di ironia, De Cia al Gazzettino – ma di certo non è piacevole lavorare se i clienti non pagano». Per di più il problema riguarda anche la parte di struttura dedicata all’accoglienza e al pernottamento. «È capitato più volte che al momento di saldare il conto non avessero contanti. Ci sono gli escursionisti che arrivano da tutto il mondo, compresi quelli dell’Alta Via numero 1. Loro come tanti altri sono abituati a pagare con le carte anche il caffè. Trovo illogico che portino migliaia di euro nello zaino per il pagamento dei soggiorni in rifugio». Secondo De Cia il disservizio sarebbe colpa degli operatori telefonici, mentre le banche avrebbero interesse a fare in modo che i dispositivi funzionino. «Una volta è capitato che ci abbiano sostituito i tre che funzionavano, mentre per quello fuori uso abbiamo dovuto fare apposita richiesta. L’incaricato ci ha detto che la scatoletta l’aveva nel furgone ma non poteva cambiarcela se non dopo aver seguito l’apposita procedura. E quindi sono passati molti giorni per la sostituzione».