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«Era un fratello maggiore», il figlio di Niki Lauda ricorda il padre: «Così ho scoperto che era famoso». La Ferrari lo celebra con una nuova livrea

03 Settembre 2025 - 13:49 Giammarco Pio Isoldi
lauda
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A 50 anni dal primo titolo iridato del campione austriaco la Ferrari torna al passato ispirandosi alla 312 T guidata da Lauda

Quando cinquant’anni fa Niki Lauda vinceva il suo primo Mondiale in Formula 1 a Monza, erano 10 anni che la Ferrari non portava a casa il titolo iridato. L’arrivo del campione austriaco a Maranello fu uno spartiacque decisivo per la storia della Scuderia, e a suo modo, anche una rivoluzione: nessuno era mai arrivato a guidare la rossa con la spavalderia di Lauda. Per celebrare il mezzo secolo dal primo titolo iridato dell’austriaco, la Ferrari ha presentato una livrea speciale che sfoggerà proprio nel weekend del Gran Premio di Monza, in programma il 7 settembre. La Rossa sarà un po’ più “bianca”, a partire dal roll-bar fino ad arrivare alle pance, per rendere omaggio alla 312 T guidata da Lauda. Tutto il team domenica indosserà divise speciali e anche il logo tornerà rettangolare.

Il figlio: «Mi domandavo perché gli chiedessero gli autografi»

Eppure per i suoi figli «il computer», come era conosciuto nel paddock, era solo Niki (un po’ più ingeneroso l’altro soprannome «il topo»): «Ci ho messo diversi anni a capire che mio padre fosse un pilota. Perché lui non ne parlava mai della Formula 1, per noi era soltanto un papà che viaggiava molto, ma quando stava a casa si dedicava completamente alla famiglia», racconta in un’intervista al Corriere della Sera il figlio Lukas. La scoperta del lavoro del padre è arrivata solo a otto anni: «La prima volta che mi sono reso conto che era un personaggio famoso è stato a Ibiza. Eravamo seduti in un bar e vedo che inizia ad arrivare gente attorno a lui. Gli chiedevano autografi o semplicemente gli stingevano la mano e facevano complimenti». Solo a quel punto Lauda rivelò ai suoi figli «sono un pilota di Formula 1, sono stato due volte campione del mondo».

Il mentore di Lewis Hamilton

La storia di Lauda non è però legata solo alla Ferrari, anzi, nel 1977 le loro strade si separarono e l’austriaco vinse un titolo anche con la McLaren. Dopo aver appeso il volante al chiodo, Lauda si è dedicato alla parte dirigenziale, diventato una figura fondamentale nel percorso di sviluppo della Mercedes e anche di Lewis Hamilton: «Lui e Lewis erano molto vicini e per certi versi simili. Il loro rapporto era basato sul reciproco rispetto, piloti di generazioni diverse ma con la stessa mentalità vincente. Ecco perché si capivano tanto», racconta Lukas. Niki ascoltava i piloti e offriva consigli dall’alto della sua esperienza: « Per lui erano fondamentali la sicurezza e il rispetto. Diceva che gli uomini al volante sono tanto importanti quanto le macchine e le grandi squadre, allora non era scontato mentre oggi per fortuna è così».

Il rapporto con i figli

Lauda era un uomo senza peli sulla lingua, diretto, ecco perché secondo il figlio oggi sarebbe una macchina da titoli per i giornali: «Quando gli chiedevano qual è un buon momento per fare un’intervista rispondeva: ora, fra tre minuti. È sempre stato così, oggi darebbe centinaia di titoli. Ma dovrebbe stare molto più attento a cosa dire, oggi non c’è privacy, tutti registrano tutto con lo smartphone». Nell’intimità della famiglia Niki manteneva lo stesso stampo: «È stato come un fratello maggiore e poi come un migliore amico. Non ha mai trattato me e Mathias da bambini, ci parlava come fossimo adulti, di tutto, sempre con il suo stile diretto. Ci ha trasmesso la sua filosofia di vita. Mi ha insegnato a essere umile, a non mettermi in mostra, a non parlare mai di soldi, a essere educato e a non prendermi troppo sul serio. Lui non si considerava mai troppo importante».

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