Israele, sirene a Tel Aviv: intercettato missile dallo Yemen. Proteste e cassonetti incendiati sotto casa di Netanyahu


Giornata di disordini e proteste a Gerusalemme da parte della popolazione civile che chiede la liberazione degli ostaggi e la fine immediata della guerra. Le prime contestazioni, guidate dai alcuni dei genitori degli ostaggi, sono iniziate alle prime luci dell’alba, con i manifestanti che hanno incendiato diversi cassonetti a meno di 100 metri di distanza dalla residenza del premier Benjamin Netanyahu, per creare un «anello di fuoco» attorno al luogo. Diversi residenti sono stati evacuati dagli edifici vicini, sebbene nessuno sia rimasto ferito, i vigli del fuoco hanno dichiarato che diverse auto sono state danneggaite.
Ben Gvir: «Ondata di incendi è terrorismo»
Nel mirino delle proteste anche l’abitazione del ministro Ron Dermer, attuale incaricato per le negoziazioni per rilascio degli ostaggi, accusato di non essere riuscito a ottenere il ritorno di un singolo persona da quando è in carica. In una dichiarazione i manifestanti parlano di «fallimento totale» dei colloqui e accusano il governo di capitolare di fronte all’estrema destra. Proprio uno dei ministri dell’area più estrema, Ben Gvir, ha definito «terrorismo» gli incendi di cassonetti e automobili di questa mattina. «L’ondata di incendi dolosi e terroristici di questa mattina nei pressi dell’abitazione del Primo Ministro nel quartiere di Rehavia è avvenuta con il sostegno del procuratore generale che vuole bruciare il Paese», ha dichiarato, riferendosi al procuratore generale Gali Baharav-Miara, che si è scontrato con il governo. Intanto alcune persone si sono barricate nell’edificio della Biblioteca nazionale di Gerusalemme e sono salite sul tetto: la polizia sta negoziando con loro per farle scendere
Intercettato missile dallo Yemen
Sul campo di battaglia, per la prima volta dopo settimane, tornano a suonare le sirene d’allarme a Tel Aviv. L’Idf ha fatto sapere che le difese aeree hanno intercettato il missile balistico lanciato dagli Houthi, dal territorio dello Yemen, contro Israele. Poco dopo le sirene sono risuonate anche nell’area di Gush Dan, Gerusalemme, Yarkon, Lachish, Shfela e nelle pianure della Giudea. Il livello di allerta è molto alto poichè Israele teme ulteriori attacchi dallo Yemen, dopo il raid della scorsa settimana in cui ha ucciso il primo ministro e decine di esponenti governativi yemeniti a Sanàa.
Il rifiuto dei riservisti
E mentre le operazioni militari a Gaza City continuano, un gruppo di 365 riservisti contrari alla conquista della città ha annunciato in una lettera che non si sarebbe più presentato in servizio in caso di richiamo a combattere. «Siamo oltre 365 soldati, e il numero continua a crescere, che hanno prestato servizio durante la guerra e hanno dichiarato che non si presenteranno in servizio quando saranno richiamati», ha dichiarato ieri il sergente Max Kresch in una conferenza stampa a Tel Aviv. «Ci rifiutiamo di prendere parte alla guerra illegale di Netanyahu e consideriamo un dovere patriottico rifiutare e chiedere conto ai nostri leader». Il gruppo di soldati che si oppone all’estensione del conflitto è composto da uomini che hanno preso parte all’iniziale difesa israeliana dopo il 7 ottobre: «È proprio questo stesso senso del dovere che ci spinge a rifiutare», ha concluso Kresch.