Fabio Quagliarella e lo stalker che lo accusava di pedofilia: «Era un amico che frequentava casa mia»


Il calciatore Fabio Qualgliarella ha segnato 182 gol in Serie A. Negli occhi rimangono le sue rovesciate e una carriera tra Torino, Napoli, Juventus e Sampdoria. La sua compagna è l’ex modella Debora Salvalaggio. E sta molto attento alla linea: «Dillo pure che sei un uomo triste!», sostiene lei. «Tristezza significa non bere, non fumare, mangiar sano? Allora lo sono, è vero! Non ho messo un etto da quando ho smesso. Non ho vizi, sono riservato e parlo poco». Eppure, racconta oggi al Corriere della Sera, per otto anni qualcuno la serenità gliel’ha tolta. Quagliarella è stato vittima di uno stalker. Ma fino all’arresto non ne ha parlato con nessuno.
Lo stalking
A Monica Scozzafava Quagliarella racconta che è stato «traumatizzante, doloroso. Forte. Ci sono pacchi di lettere a casa dei miei genitori a ricordarmi cosa ho passato, l’incubo che vivevo. Era un amico che frequentava casa, a ripensarci ogni volta sto male. Uno che di mestiere faceva il poliziotto postale, capisce?».
Ha conservato le lettere di minacce e ricatti: «Papà aveva messo le lettere una sull’altra, sono alte più di un metro. Le rileggeva ogni volta per capire chi potesse essere l’autore. Ce lo avevamo in casa, fu lui a intuirlo. Quella vicenda ci ha cambiato la vita. Ero al campo ma non c’ero, avevo paura che mentre ero via potesse accadere qualcosa alla mia famiglia. Li chiamavo spessissimo, ad ogni pausa dell’allenamento. Stavano bene, ma temevo non fosse vero. Difficile concentrarsi così. Ero a cena ma in realtà no. Nella mia vita un buco nero di otto anni. Sì, prima o poi le brucerò».
L’accusa
Tra le accuse rivolte c’era quella di pedofilia: «L’arresto di quest’uomo che si fingeva amico e ci diceva che ci stava aiutando a capire chi fosse lo stalker è stata una liberazione. Dopo è stato pure peggio: quando per tanti anni sei ricattato, la paura ti resta dentro. L’accusa di essere un pedofilo ma non solo, anche di essere invischiato con camorra, droga e calcio scommesse. Le minacce di morte a mio padre: “Gli spariamo in testa” e “Adesso mettiamo una bomba nel suo palazzo”. Una volta fece trovare sotto casa una bara con sopra la mia foto. Mi stava distruggendo la carriera, rovinò il mio trasferimento al Napoli».
Il Napoli e le lettere
Lo stalker ha mandato lettere anche a De Laurentiis: «Il Napoli dopo una stagione mi comunicò che sarei andato via. Non potevo dire nulla, c’erano indagini in corso. Ma neanche loro fecero riferimento a quelle lettere. So soltanto che quando arrivai al Napoli dissi al mio procuratore che sarei rimasto a vita e invece…».