Riforma delle professioni: cosa cambia per avvocati, architetti, medici e ingegneri


Il Consiglio dei ministri ha dato il via libera ieri, giovedì 4 settembre, a un pacchetto di riforme che ridisegna il mondo delle professioni. Sul tavolo tre interventi distinti: il riordino generale che tocca 14 categorie, la riforma dell’avvocatura e quella delle professioni sanitarie. Al palo, per ora, le misure per i commercialisti, rinviate a un altro Consiglio. Un settore che conta circa 1,6 milioni di lavoratori, secondo la premier Giorgia Meloni, viene così messo al centro dell’azione di governo con l’obiettivo di «valorizzare il ruolo economico, culturale e sociale delle libere professioni», aggiornando norme vecchie di oltre dieci anni. Tutti i provvedimenti sono disegni di legge delega: toccherà al Parlamento approvarli, prima che l’esecutivo entri nel merito con i decreti attuativi.
Le professioni coinvolte, per gli avvocati un percorso dedicato
Il riordino generale riguarda in tutto 14 categorie: architetti, ingegneri, consulenti del lavoro, geometri, attuari, periti e altri tecnici. Restano fuori avvocati, commercialisti, notai e professioni sanitarie, che seguono percorsi dedicati. Il testo non assegna nuove competenze ma punta a “perimetrare” meglio quelle già esistenti, riducendo sovrapposizioni e conflitti fra ordini.
I principi guida del disegno di legge
Nel disegno di legge trovano spazio oltre venti principi. Tra i più rilevanti: parità di genere nella governance degli Ordini, voto online, equo compenso esteso a tutti i rapporti con i clienti, riforma dell’esame di Stato e revisione della formazione continua, con crediti obbligatori dedicati alle nuove tecnologie e all’intelligenza artificiale. Ridisegnati anche i Consigli di disciplina, che non saranno più nominati dai tribunali ma direttamente dagli Ordini. Un’attenzione particolare viene riservata, poi, alle specializzazioni: gli Ordini potranno avviare percorsi di riconoscimento e certificazione delle competenze, con un occhio alle professioni tecniche. Arriva inoltre la possibilità di rinviare scadenze fiscali e contributive in caso di malattie gravi, infortuni o maternità.
Lo scudo per i medici
Per le professioni sanitarie, la novità più rilevante è lo scudo penale. La misura, introdotta negli anni scorsi in via temporanea, diventa ora definitiva. In pratica, i medici e gli operatori sanitari che dimostrano di aver seguito linee guida e buone pratiche cliniche non saranno perseguibili per errori che rientrano nell’ambito della colpa lieve. Una scelta che punterebbe a ridurre il fenomeno della medicina difensiva e a garantire maggiore serenità a chi lavora in corsia o negli ambulatori. L’obiettivo dichiarato è quello di tutelare il diritto alla salute dei cittadini, evitando che la paura di conseguenze penali induca i professionisti a prescrivere esami inutili o a rifiutare interventi complessi.
Gli avvocati e la riforma forense ad hoc
Per gli avvocati è previsto un intervento ad hoc, che rappresenta il primo ridisegno complessivo dell’ordinamento a 13 anni dall’ultima legge organica. La riforma si propone di modernizzare la professione, rendendo più chiari i percorsi di accesso, tirocinio e formazione continua. Tra le novità ci sono strumenti pensati per valorizzare le competenze interne e favorire una maggiore specializzazione, oltre a semplificazioni amministrative e nuove modalità di gestione dei Consigli di disciplina. L’obiettivo è creare un sistema più trasparente e inclusivo, capace di conciliare i tradizionali vincoli dell’avvocatura con le nuove forme di collaborazione professionale, anche attraverso reti multidisciplinari e modalità più flessibili di esercizio della professione.
I commercialisti ancora in attesa
Diversa la situazione per i commercialisti, per i quali il provvedimento atteso è stato rimandato. Il testo, che avrebbe dovuto essere discusso all’ultimo punto dell’ordine del giorno del Consiglio dei ministri, non è stato approvato durante la riunione, protrattasi per circa tre ore. La riforma era stata predisposta sulla spinta della legge approvata dal Consiglio nazionale della categoria e puntava a rivedere le regole di esercizio della professione, l’accesso e la formazione, in linea con gli aggiornamenti previsti per le altre libere professioni. Ora il dossier sarà ripreso in una prossima seduta, ma il rinvio sottolinea la complessità di completare tutte le riforme in tempi stretti.
I tempi di attuazione e le reazioni
Il Governo avrà due anni di tempo, dopo l’approvazione parlamentare, per adottare i decreti attuativi. Una tempistica stretta, che rischia di far slittare alcune misure oltre la legislatura. Le categorie professionali hanno accolto con favore il segnale politico. Rosario De Luca, presidente di Professioni italiane, ha parlato di un passo avanti per dare regole moderne a un comparto «centrale e fondamentale per il Paese». Positiva anche la valutazione di Confprofessioni, che però chiede il coinvolgimento non solo degli Ordini ma anche delle associazioni riconosciute come rappresentanti dei liberi professionisti.