L’ex ministro di Zelensky scappa in Polonia: «Mi hanno vietato di espatriare»


Dmytro Kuleba è scappato dall’Ucraina. L’ex ministro degli Esteri di Volodymyr Zelensky, licenziato un anno fa dal presidente, si trova in Polonia. Ci è arrivato in automobile da Kiev poco prima che entrasse in vigore un decreto che vieta in viaggi all’estero agli ex diplomatici. Come lui. Kuleba racconta al Corriere della Sera che appena ha saputo del decreto è riuscito a espatriare. Poche ore prima che entrasse in vigore. «Non avrei mai pensato che mi sarei trovato a dovere scappare dal mio Paese come un ladro nella notte», sostiene.
Il decreto anti-Kuleba
«Un decreto che non deriva dal fatto che la legge marziale dall’inizio della guerra vieta agli uomini in età di leva sino ai 60 anni di espatriare. In Ucraina gli ex diplomatici non hanno l’obbligo di fare i soldati. La verità è che Zelensky e il suo entourage non vogliono che noi si vada all’estero a dire cose che loro credono possano essere contrarie alla linea del governo. Ho fatto il calcolo che siamo in una ventina a essere soggetti a questo provvedimento. Io non credo di soffrire di manie di persecuzione, ma so per certo che questo decreto è rivolto a bloccare me e pochi altri», aggiunge. Kuleba doveva partecipare a una conferenza in Corea del Sud. E da quando ha lasciato il ministero ha una cattedra di Scienze Politiche a Parigi e una negli Usa. Quindi è costretto a viaggiare.
Il governo e i diplomatici
«Il mio salario dipende dall’estero. E comunque io in generale tendo a difendere il nostro governo. Ma in certi ambienti nei palazzi del potere vige ancora la vecchia mentalità sovietica per cui se vai all’estero da libero cittadino diventi automaticamente un agente che complotta ai danni dello Stato», sostiene Kuleba. Il suo caso riporta al centro la questione della democrazia ucraina danneggiata dall’invasione russa. E segue la scelta di perseguire Petro Poroshenko e il tentativo di chiudere le commissioni governative che investigano sulla corruzione. «Se la sono presa con me perché ho pubblicamente condannato la volontà di Zelensky di censurare le due commissioni. Ed è un problema serio. La società civile ha volutamente scelto di limitare le critiche per favorire l’unità in nome dello sforzo bellico. Però adesso Zelensky non ha il diritto di approfittarne per zittire qualsiasi voce diversa dalla sua», conclude l’ex ministro.