Caos Francia, il governo Bayrou verso le dimissioni: scatta il toto-nomi sul quinto premier in tre anni. Cosa succede ora


È durata poco la speranza di François Bayrou di ottenere la fiducia del Parlamento francese. Il primo ministro ieri ha perso la scommessa politica e oggi alle 12 si recherà all’Eliseo per rassegnare le dimissioni nelle mani del presidente Emmanuel Macron, rimanendo in carica solo per gli affari correnti. Con la sua uscita di scena, il presidente della Repubblica si prepara a nominare il quinto premier dall’inizio del secondo mandato, nel 2022. Il nome più gettonato per succedere a Bayrou è quello del ministro della Difesa, Sébastien Lecornu, ma circolano anche alternative sia a destra, come Barnier e l’attuale ministro dell’Interno Bruno Retailleau, sia a sinistra, come Pierre Moscovici. Alla ricerca di un profilo anti-Rassemblement National e compatibile con i socialisti, i macroniani starebbero vagliando in queste ore l’ipotesi del Républicains Xavier Bertrand per la guida del governo. Quel che è certo è che Macron deve agire rapidamente: domani è prevista una manifestazione inedita, denominata «Bloquons tout» (Blocchiamo tutto), che rischia di trasformarsi in disordini diffusi.
L’urgenza di un premier «visibile»
«Il Paese ha bisogno di un premier subito», ha avvertito il ministro dell’Interno Retailleau. «Abbiamo bisogno molto rapidamente di un primo ministro affinché il potere sia visibile. È di importanza capitale, anche in materia di mantenimento dell’ordine», ha aggiunto, sottolineando che scegliere un premier socialista sarebbe «inconcepibile». La crisi in corso segna un record storico per la Francia: mai un governo era caduto perché il premier stesso aveva chiesto la fiducia e non l’aveva ottenuta. Bayrou aveva tentato la mossa per responsabilizzare il Parlamento e i cittadini sullo stato delle finanze pubbliche, ma il Parlamento nato dalle elezioni anticipate dell’estate 2024 è frammentato e ingovernabile e così ha preferito andare in un’altra direzione.
La pressione politica e sociale
Le tensioni sono palpabili: Marine Le Pen coglie la palla al balzo e chiede nuove elezioni con la promessa di andare a Matignon in caso di maggioranza assoluta, mentre Jean-Luc Mélenchon rilancia con richieste più radicali, invocando non solo nuove elezioni legislative ma anche le dimissioni anticipate di Macron e una presidenziale anticipata. «Non voteremo mai a favore di un premier socialista sostenuto dai macronisti», ha detto il leader della France Insoumise. Le consultazioni ufficiali non sono ancora cominciate, ma già impazzano i veti reciproci tra i partiti.