Moreno Riello: così il Madoff di Bolzano ha truffato 11 vip e fatto sparire 2 milioni


Moreno Riello, 64 anni, origini vicentine, era fino a ieri l’uomo più ricercato di Bolzano. Perché secondo le accuse avrebbe truffato 52 risparmiatori tra cui 11 vip. Per questo si è guadagnato il soprannome di Madoff altoatesino. Indaga su di lui il sostituto Igor Secco con la Guardia di Finanza. È indagato per truffa continuata, furto ai danni dell’istituto di credito, abuso di prestazione d’opera e di intermediazione finanziaria. L’ex consulente, dopo i timori di fuga all’estero, «è stato rintracciato in Italia». E nei suoi confronti «sono state eseguite perquisizioni domiciliari e personali, con sequestro di cellulari e computer».
Il Madoff di Bolzano
Riello è un ex consulente finanziario della filiale cittadina di Intesa San Paolo. Ha lavorato per 15 anni al private banking. Poi ha dato le dimissioni nel dicembre 2024. È figlio di un ispettore di polizia. Ha un’ex moglie, una figlia e un fratello. E aveva cancellato i contatti anche con loro. Finché la procura non ha dato l’annuncio. Repubblica scrive che anche Riello era un cultore dello Schema Ponzi. «Gli davi da investire un milione e un anno dopo te ne ritrovavi due. E tutti a dire: un genio, non sbaglia un colpo», sostiene uno dei truffati. Ma il denaro passava da un conto all’altro. A parte quello che finiva nella sua cassa.
Il re dei conti aperti e chiusi
Secondo chi indaga Riello era il re dei conti aperti e chiusi in poche ore. Ha messo in atto «condotte distrattive» da aprile 2015 a dicembre 2024, «abusando della fiducia delle persone offese, allo stato attuale tutte altoatesine». Solo dopo il suo addio alla banca il suo successore ha cominciato a scoprire tutto. Riello con la carta d’identità dei clienti apriva caselle postali. Poi in banca arrivava la richiesta di recapitare lì ogni documento. Così i rendiconti sparivano e i clienti non si rendevano conto di nulla.
La truffa delle caselle postali
«L’istituto di credito ha così sempre spedito a lui ciò che doveva arrivare a noi. Chiedevamo il cartaceo e il consulente mandava plichi incomprensibili. A fissare il saldo con chiarezza, il solito whatsapp», dice ancora uno dei truffati al quotidiano. In una nota, la banca fa sapere di aver «sporto querela come parte lesa nei confronti di un ex dipendente» già a maggio. Fonti interne all’istituto ridimensionano la beffa: le vittime sarebbero «meno di dieci», i danni reali «inferiori a due milioni». All’organismo di vigilanza dei consulenti finanziari, che ha sospeso Riello dall’albo nazionale, risulta invece pari a 131 milioni a 534 mila euro la differenza tra i patrimoni reali dei clienti e quelli indicati dall’ex funzionario di banca.