Nuns vs the Vatican, presentato a Toronto lo scioccante documentario sugli abusi sessuali di Marko Rupnik


Si intitola Nuns vs the Vatican e si tratta di un documentario, presentato al Festival di Toronto, destinato a far discutere. La storia ripercorre le denunce di abusi sessuali denunciati da diverse donne, denunce ignorate dalla Chiesa che, anzi, come si nota nel film, tende a far di tutto per proteggere i propri preti. La pellicola, diretta dalla vincitrice dell’Emmy Lorena Luciano, segue in particolare le storie di Gloria Branciani e Mirjam Kovac, tra le decine di presunte vittime di Marko Rupnik, un ex sacerdote gesuita attualmente in attesa di processo canonico per abusi sessuali, spirituali e fisici. Gloria Branciani, che insieme a Mirjam Kovac faceva parte della comunità di Ignazio di Loyola, co-fondata da Rupnik in Slovenia, racconta come il sacerdote gesuita l’avrebbe adescata e poi abusata sessualmente e psicologicamente in modi sempre più aggressivi e violenti nei primi anni ’90.
Chi è Marko Rupnik
Marko Rupnik non è un sacerdote qualsiasi, ma uno dei più importanti mosaicisti della moderna Chiesa cattolica. Le sue opere sono parte del patrimonio artistico di una serie di importanti punti di interesse della Chiesa nel mondo, dalla Cappella Redemptoris Mater nel Vaticano al Santuario di Lourdes, dal Santuario di Fátima a quello di San Pio da Pietrelcina, fino alla Cattedrale dell’Almudena a Madrid e il National Shrine di San Giovanni Paolo II a Washington. Le prime denunce per abusi sessuali risalgono agli anni ’90 e sono proprio quelle legate alla comunità slovena nella quale si trovavano proprio Gloria Branciani e Mirjam Kovac. Nel 2020 viene scomunicato per aver assolto in confessione una donna con cui aveva avuto rapporti sessuali: un reato grave secondo il diritto canonico. Ma la scomunica è stata revocata entro un mese, dopo il pentimento di Rupnik. Ed è qui che la faccenda si fa delicata, perché secondo quanto raccontato nel documentario, solo un intervento diretto dell’allora Papa Francesco poteva permetterlo. Nel 2023 poi sono emerse nuove accuse da parte di altre 15 potenziali vittime, solo queste nuove accuse convinsero l’Ordine dei Gesuiti a vietargli attività artistiche e a valutare ulteriori provvedimenti disciplinari. Alcune diocesi (come quelle inglesi di Southwark, Plymouth, Hexham e Newcastle) hanno deciso di vietare l’uso delle opere di Rupnik.
Il racconto di Gloria Branciani
Secondo quanto raccontato da Gloria Branciani nel documentario, Rupnik parlava di arte e iconografia religiosa in modo suggestivo, descrivendo ad esempio i dipinti della Vergine Madre che mostra “sensualmente” (diceva) la gamba del bambino Gesù. Pare che il prete affermasse che entrare in contatto con il cattolicesimo dovesse coinvolgere necessariamente sia lo spirito che il corpo e suggerendo che fare sesso con lui fosse come toccare il divino. Non solo, il parroco poi citò la Santissima Trinità in vista di un’orgia con lei e un’altra suora. Quando Gloria Branciani denunciò gli abusi, fu punita dalla madre superiora di Loyola, suor Ivanka Hosta, e costretta ad abbandonare la vita religiosa da padre Tomáš Špidlík, che avrebbe persino scritto la lettera di dimissioni per suo conto. Un meccanismo perverso che portò la donna a pensieri suicidi. Nel 2021, Papa Francesco ha modificato il Codice di Diritto Canonico del Vaticano per consentire il perseguimento dei sacerdoti accusati di abusi su adulti. Nel 2023, in risposta alle proteste dell’opinione pubblica, il Papa ha annullato la prescrizione nel caso Rupnik, consentendo la presentazione delle denunce di Branciani e Kovac, che comunque non rischierebbe nulla a livello penale, trattato dunque come un peccatore, non come un criminale.
Tutte le altre storie
Ma nel documentario sono numerose le storie di abusi a carico di sacerdoti, inquietante anche quella Barbara Dorris, direttrice del Survivors Network of those Abused by Priests (Snap), che racconta di essere stata abusata sessualmente, messa incinta e costretta a subire un aborto potenzialmente letale con candeggina da un medico che l’ha umiliata brutalmente. Uno studio del 1994 ha riferito che una suora su tre subisce abusi sessuali da parte di un prete e come il sistema garantisca il silenzio delle vittime.