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Bloquons Tout, com’è andata la prima giornata di proteste in Francia: «Non sono riusciti a bloccare il paese»

11 Settembre 2025 - 10:17 Valentina Romagnoli
bloqons tout
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Le manifestazioni che hanno attraversato Parigi e le altre maggiori città hanno visto l'impiego di 80mila forze dell'ordine. Auto in fiamme, scuole occupate e musei chiusi

Dovevano «bloccare tutto», ma non è stato proprio così. Il giorno dopo la prima ondata di proteste del gruppo Bloquons Tout, la Francia ne fa un bilancio. Circa 200mila i manifestanti in tutto il Paese, 80mila le forze dell’ordine impiegate e 500 gli arresti. Gli slogan sono stati quelli di indignazione verso le politiche di Emmanuel Macron e nei confronti del piano di austerità proposto dall’ormai ex premier François Bayrou, defenestrato martedì 9 settembre. Molti gli episodi di violenza che hanno messo a ferro e fuoco la capitale, ma anche città come Marsiglia, Nantes e Avignone, Rennes e Digione. Il 18 settembre è prevista un’altra giornata di proteste.

La situazione nella capitale

A Parigi un ristorante in pieno centro è stato dato alle fiamme. In strada si sono visti manifestanti vestiti di nero in stile black block, con maschere e passamontagna. Dopo il tentativo fallito di bloccare un tratto di autostrada nella parte est della Ville Lumière, il Musée d’Orsay e una parte del Louvre sono stati chiusi. «A causa di un movimento sociale nazionale il Musée d’Orsay è chiuso oggi 10 settembre. Vi preghiamo di scusarci per il disagio», si legge in un messaggio pubblicato sul profilo X del celebre polo. Disagi anche alla Biblioteca Nazionale di Francia (Bnf), con la limitazione degli orari su alcune aree e la Salle Labrouste, chiusa per tutto il pomeriggio. Anche l’accesso alla Gare du Nord è stato chiuso in mattinata, in uno scontro tra forze dell’ordine e manifestanti che hanno cercato di forzarne l’ingresso.

Le auto in fiamme e la violenza

Secondo ciò che emerge dai primi bilancia del giorno successivo, le manifestazioni sarebbero state più violente, che efficaci. La Francia si è svegliata senza i risultati di una auspicata nuova rivoluzione francese, ma con molti danni a beni e infrastrutture. Centinaia di automobili sono state date alle fiamme in tutto il Paese. Un aspetto quasi «rituale», come riporta Stefano Montefiori sul Corriere, che caratterizzerebbe sia le occasioni di festa che quelle di protesta. Sono numerosi i video di ieri che mostrano macchine in fiamme per le strade del Paese. Un segno di violenza in cui molti dei manifestanti non si riconoscono e che – secondo alcuni – servirebbe soltanto ad allontanare coloro che credono in una protesta pacifica.

I giovani e le rivendicazioni

Sullo striscione appeso all’ingresso del liceo Victor Hugo di Parigi si legge «Tassate i ricchi». Questa è solo una delle richieste avanzate dai ragazzi che ieri hanno occupato scuole e istituti esprimendo il proprio malcontento. Una protesta, quella di mercoledì 10 settembre, che ha raccolto istanze molto diverse tra loro, e forse anche per questo è stata meno efficace di quanto auspicava chi è sceso in piazza. Accanto a chi chiedeva le dimissioni di Macron, c’erano coloro che marciavano per la causa palestinese, per lo stop al conflitto in Ucraina e per politiche sociali più eque, appunto.

«I manifestanti non hanno bloccato il Paese»

Al termine della riunione della cellula interministeriale di crisi, il ministro dell’Interno francese Bruno Retailleau si è mostrato soddisfatto. Ha parlato di una «messa in scacco di chi voleva bloccare il Paese»: «I blocchi non hanno fermato la Francia», ha affermato con decisione. Il ministro dell’Interno ha comunque riconosciuto una «mobilitazione significativa», paragonabile, secondo lui, a quella registrata durante le manifestazioni tra i due turni delle legislative del 2004. Pur criticando, come di consueto, il «dirottamento» e la «confisca» del movimento da parte di forze di estrema sinistra e ultraradicali, il presidente dei Républicains ha comunque ammesso che «ci sono concittadini che vivono difficoltà economiche e una rabbia che possono legittimamente esprimere».

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