Fuoco su papa Leone XIV dai cattolici tradizionalisti per la nomina della prima donna all’Accademia del Pantheon: «L’ha scelta la lobby gay»


La scelta era stata comunicata senza grande enfasi dal bollettino quotidiano del 6 settembre della sala stampa della Santa Sede. «Il Santo Padre», era scritto, «ha nominato Presidente della Pontificia Insigne Accademia di Belle Arti e Lettere dei Virtuosi al Pantheon l’illustrissima Dottoressa Cristiana Perrella, Direttrice artistica del MACRO – Museo d’Arte Contemporanea di Roma». Qualcosa di più aveva aggiunto il Dicastero Vaticano per la Cultura spiegando: «La nomina papale impreziosisce un curriculum che l’ha vista in tempi recenti mettere la sua competenza al servizio della Santa Sede come curatrice del programma d’arte contemporanea “Conciliazione 5” per il Dicastero per la Cultura e l’Educazione, inaugurato in occasione del Giubileo: una finestra d’arte su strada aperta per tutto l’Anno Santo, e destinata a rimanere oltre, nata da un’idea del cardinale José Tolentino de Mendonça, prefetto del Dicastero». Pur essendo la prima donna nominata in quell’incarico dal Vaticano la scelta ha fatto scandalo e nel giro di pochi giorni sulle testate dei cattolici tradizionalisti di tutto il mondo, dalla Spagna agli Usa all’Italia è partito un fuoco di fila contro quella scelta.
Dai cattolici conservatori polemiche su lei ma anche su papa Leone
Per la Bussola quotidiana è diventata «una nomina ambigua che sfiora lo scandalo», una rivista portoghese ha definito Perrella «l’avvocato difensore dei sodomiti», c’è chi l’ha definita «un’artista queer in Vaticano», e i più delicati da quel mondo hanno bollato la scelta di Leone XIV come «controversa». C’è però anche chi ha unito il caso al giubileo LGBTQ+, e al colloquio fra papa Prevost e il direttore della rivista America, il gesuita James Martin, che ha poi affermato la continuità di Leone XIV con Francesco nell’accoglienza alle persone LGBTQ+, per accusare apertamente la nuova guida della Chiesa cattolica di essere «ostaggio della lobby gay Vaticana».

Le tre mostre a Prato che fecero discutere e la causa nata per il suo licenziamento
La Perrella ha un lungo curriculum, che però più volte si è accompagnato a controversie. In particolare, durante la sua guida artistica del Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato, dove a fare discutere fu nel 2019 una mostra dal titolo “Night fever”, da lei difesa in una intervista a Sleek elogiando la libertà di uso del proprio corpo e della propria identità sessuale in quei club notturni. Nello stesso luogo altre polemiche l’anno successivo per la mostra “Nudi”, con i corpi fotografati dal cinese Reng Hang, in pose singole o in rapporti sessuali declinati secondo tutti i generi possibili. Terza mostra- scandalo nello stesso centro, la “Cult fiction” di Marialba Russo con i manifesti dei film a luce rossa di fine anni Settanta. Poche settimane dopo quella mostra, l’8 ottobre 2021, la Perrella fu licenziata dal Pecci per decisione di chi lo presiedeva, Lorenzo Bini Smaghi. Ne è nata una lunga causa di lavoro e anche una querela e una causa civile della Perrella a Bini Smaghi, che si è conclusa nel 2023 con una transazione da 100 mila euro oltre spese legali (circa 25 mila euro) pagatele dal Pecci, che le aveva già riconosciuto altre 40 mila euro per parziale mancato preavviso.