Maura Livoli, la concorrente con i bigliettini nel reggiseno a Telemike: «Ho sbagliato ma Bongiorno mi ha fatto soffrire»


Il 3 maggio 1990 è una data storica per la televisione italiani. Su Canale 5 a Telemike, diretto da Mike Bongiorno, c’è in scena la concorrente Maura Livoli da Roma. E quando lei, in difficoltà, sembra tirare fuori dei foglietti, il conduttore sbotta: «Signorina, posso domandarle che cosa sta facendo?». A quel punto l’assistente di Mike si precipita in cabina. E trova un bigliettino che Livoli sta nascondendo nel reggiseno.
Telemike e il biglietto nel reggiseno
Rivoli viene beccata in flagrante di fronte a milioni di telespettatori. «Complimenti, signorina. Vogliamo vedere qui? Come gli scolaretti a scuola. Come si permette, mentre io sto leggendo le domande per un valore di 120 milioni? Lei stava compiendo una truffa…», dice Bongiorno. Lei viene squalificata. E sviene. Ma lui non ci crede: «Volete portarla fuori? Adesso non so se qui facciamo delle sceneggiate…». Livoli oggi ha 67 anni, fa la psicologa e la psicoterapeuta. E oggi con il Corriere della Sera rievoca la vicenda. Anche se all’inizio non vuole: No, grazie. Nel senso che non ne parlo più. Mi ha fatto soffrire tanto, questa storia». Ma poi non resiste.
La versione di Rivoli
La versione di Rivoli parte dal malore: «A fine tabellone, durante le registrazioni, ebbi una colica renale, diagnosticata poi anche al San Raffaele, e chiesi di interrompere. In studio derubricarono il caso a un attacco d’ansia, quelli che io curo, e mi diedero delle gocce. Andai avanti, ma non ero lucida». E i bigliettini? «Furono un errore. Ma glielo ripeto: non ero in me. Se lo fossi stata non avrei portato i foglietti in cabina oppure li avrei gettati a terra, non sotto il reggiseno. Mi servivano per ripassare, non c’erano scritte le domande. Detto ciò, quella reazione di Mike…». La definisce: «Un’umiliazione. Si metta nei panni di una ragazza di trent’anni. Meritavo la squalifica, ma fu il modo a ferirmi, come venni trattata in onda, addirittura si parlò di sceneggiate. E solo alcuni giorni dopo mi accorsi del prezzo che avrei dovuto pagare».
Un bersaglio
Perché dopo la messa in onda divenne «un bersaglio, ricevevo telefonate anonime a casa. Addirittura quando trafugarono la salma di Mike Bongiorno dissero: “Sarà stata la signorina Livoli…”. Una gogna per cui ho sofferto e pianto, anni dopo dovetti cambiare nome sui social». Anche per la famiglia: «Ero orfana di madre, avevo solo papà. È morto sei anni dopo. Lo devo ringraziare, anche lui è stato male per tutto quel trambusto. Voglio dire, in quegli anni Mike entrava nelle case di tutti. Io ero quella che aveva ricevuto quella ramanzina assurda…».
Il risarcimento
Ciò nonostante ha provato a difendersi: «Con mio padre decidemmo di chiedere un risarcimento, che avremmo devoluto in beneficenza. Dopo dieci anni venne archiviato tutto. Con un telegramma costato un milione di lire chiesi formalmente di non mandare in onda la registrazione, e invece prima della puntata furono trasmesse delle anticipazioni, a mo’ di scoop. Del resto avevo firmato una liberatoria. Un noto avvocato mi disse: “Chiediamo un miliardo e mezzo”, poi mi mollò e me lo trovai dall’altra parte».
Tristezza e disagio
La storia le ha lasciato «tristezza, un po’ di disagio. Per anni è capitato che alcuni miei pazienti, in studio, mi chiedessero se fossi io quella dei bigliettini a Telemike. Ho passato il tempo a spiegare che si è trattato di un incidente di percorso, che ho sbagliato, ma stavo male. E pensare che non ci dovevo neanche andare, a Telemike. Avevo fatto domanda per partecipare come concorrente alla Ruota della Fortuna. Mike Bongiorno e Illy Reale, al provino, mi dissero: “Signorina, lei è così preparata, perché non viene a Telemike?”. E mi chiesero di documentarmi su Guglielmo Marconi, per i novant’anni dalla scoperta del telegrafo senza fili. Andai in biblioteca, presi tutti i tomi disponibili su Marconi e mi misi a studiare. Dopo alcuni mesi fui chiamata a registrare».
Non parteciperei più
Se tornasse indietro non parteciperebbe più, dice. E ha rivisto Bongiorno «una sola volta, in tribunale. L’ho perdonato: lui era solo il conduttore di una trasmissione ben più grande, la sua responsabilità fu l’aver usato quei modi. Il castello su quella vicenda lo costruirono altri. Ripeto: a fronte di un mio errore». Capitolo chiuso, dunque. «Sì, anche se ho sofferto molto, ma poi la vita scorre. Ora la saluto, comincia La Ruota della Fortuna. Non ho smesso di guardare i quiz. E, non per vanità, ma le so tutte».