Elezioni regionali in Puglia, dal buono libro per i dipendenti (lodato da Valditara) all’ipotesi candidatura: a destra cresce il nome di Sergio Fontana. Perché potrebbe farcela


Non si placano le indiscrezioni sul toto-candidati del centrodestra in vista delle prossime elezioni regionali in Puglia, dove lo sfidante dovrà vedersela con il dem Antonio Decaro. E da ieri sera il vociferio non ha fatto altro che intensificarsi, da quando Sergio Fontana, presidente di Confindustria Puglia, si è dimesso dal suo incarico «per motivi personali». Dimissioni che hanno subito fatto drizzare le antenne visto che il suo nome, già nei mesi scorsi, era stato annoverato nella rosa dei papabili del centrodestra. Una notizia che non viene nè smentita nè confermata dai deputati locali: «Nulla è ancora deciso», dicono tagliando corto. Che il “conclave” possa sbloccarsi grazie a un candidato civico? «Tutto è possibile».
Chi è Sergio Fontana?
Sergio Fontana, 60 anni, originario di Canosa di Puglia, in provincia di Barletta-Andria-Trani, dal 2020 era presidente di Confindustria Puglia. A marzo, dopo otto anni, ha lasciato la guida di Confindustria Albania, l’associazione che rappresenta gli imprenditori italiani a Tirana. Nella “sua” Puglia è un volto noto del mondo imprenditoriale, attivo nel settore farmaceutico (campo in cui si è anche laureato): è amministratore unico di Framalabor, azienda specializzata nella distribuzione di farmaci.
Il corteggiamento nei mesi scorsi
In una prima fase, Fontana era stato fortemente corteggiato dal centrodestra, che lo aveva individuato come un possibile profilo civico di peso. Ma fu lui stesso a sfilarsi, dichiarando di non essere interessato alla corsa. Un retroscena confermato dagli ambienti di Forza Italia. Oggi, il suo nome torna in gioco, anche perché Fontana è una figura che potrebbe risultare gradita anche alla Lega. Solo pochi giorni fa, il primo settembre, ha ricevuto l’elogio del ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, esponente leghista, per un’iniziativa solidale della sua azienda: un bonus di 600 euro, erogato in busta paga ai dipendenti, per coprire i costi dei libri scolastici dei figli. «È un esempio prezioso di politiche aziendali lungimiranti e solidali, capaci di rafforzare il legame tra scuola e società, tra formazione e tessuto produttivo, tra cultura del lavoro e solidarietà», ha commentato poi Valditara.
I dissidi tra Lega e Forza Italia
Ma ora che una sintesi tra Lega e Forza Italia sembra lontana in Puglia, ecco che il nome di Sergio Fontana torna a riaffiorare. Potrebbe diventare il terzo “polo” della corsa, la chiave di volta per sbloccare uno stallo politico che, al momento, non trova soluzione. Il nome in pole position nelle ultime settimane era quello di Mauro D’Attis, deputato di Forza Italia, vicepresidente della Commissione parlamentare Antimafia, commissario regionale del partito e uomo vicino ad Antonio Tajani. Ma D’Attis non convince la Lega. Durante l’estate aveva dato la propria disponibilità, salvo poi essere stoppato proprio dal Carroccio. «La candidatura in Puglia non può diventare una bandierina di partito», aveva commentato il segretario regionale della Lega, Roberto Marti, proponendo in alternativa due nomi: il consigliere regionale Fabio Romito e un esponente della società civile. Entrambi, però, sono stati smentiti nel giro di pochi giorni. Intanto, negli ambienti di Fratelli d’Italia ha iniziato a circolare anche un altro nome: quello del sottosegretario alla Salute, Marcello Gemmato, pugliese, figura molto vicina – politicamente e personalmente – alla premier Giorgia Meloni.
Una campagna elettorale in salita
Secondo alcune ricostruzioni, non sarebbe un caso che il nome di Fontana sia tornato in campo proprio ora, quando il dossier sembrava ormai chiuso su D’Attis. Potrebbe trattarsi di una strategia per bloccare la candidatura del deputato azzurro e far emergere una terza via, rappresentata proprio da Fontana, un profilo civico che potrebbe, sulla carta, mettere d’accordo un po’ tutti. Del resto, la partita in Puglia si annuncia in salita per il centrodestra. E, secondo qualcuno, tanto vale giocarsela evitando di “bruciare” un nome politico di primo piano (D’Attis è vicinissimo al ministro Antonio Tajani). Meglio, forse, affidarsi a una figura tecnica, spendibile ma sacrificabile, in una sfida il cui epilogo è già scritto.