Granchio blu, il commissario Caterino: «Ha fatto chiudere oltre 800 aziende, impariamo da chi ha già avuto l’invasione»


«Riusciremo mai a liberarci del granchio blu?». Alla domanda sul crostaceo infestante che ha invaso le lagune italiane – l’ultima quella di Orbetello –, il prefetto Enrico Caterino non ha dubbi: «No, e ne siamo tutti consapevoli». Intervistato da Repubblica, il commissario straordinario nominato dal governo traccia il bilancio di un anno di lotta all’alieno atlantico. «Hanno chiuso oltre 800 aziende di acquacoltura, ma ora la fase critica è passata», dichiara Caterino. Anche se ancora ogni giorno quintali di granchi vengono catturati e mandati al macero. Ma c’è margine per fare ricavi: «Con la corazza in polvere si fanno mangimi, e poi contiene chitina che è usata in ambito farmaceutico come cicatrizzante».
Quali sono le soluzioni
Se a livello di prevenzione poco o nulla sembra essere efficace, molto si muove intorno alla cattura di massa e la riconversione industriale. L’obiettivo è rendere il granchio blu una risorsa. «Due aziende italiane hanno iniziato a usare la polpa per la gastronomia industriale», spiega Caterino, «una produce pasta ripiena con granchio blu, una seconda, veneta, una crema. Oltre alla vendita diretta». Caterino porta poi esempi confortanti dall’estero: «In Tunisia, nove anni dopo la loro invasione, i granchi blu rappresentano il 25 per cento dell’esportazione nazionale di pesce. A Bosco Mesola, in provincia di Ferrara, il crostaceo viene lavorato con maestranze specializzate tunisine. Invece negli stabilimenti Scardovari e Porto Tolle, entrambi in provincia di Rovigo, si sono insediati gli emissari dell’impresa dello Shri Lanka, hanno installato i macchinari e avviato il processo di esportazione»
Com’è iniziata l’invasione
Dal 2022, spiega Caterino, «le alluvioni che si sono scaricate sul Delta del Po e l’innalzamento delle temperature dell’Adriatico hanno creato le condizioni ottimali per lo sviluppo del granchio», che oltretutto non ha alcun predatore naturale negli ecosistemi italiani. E così ha iniziato a colonizzare porti, lagune e allevamenti distruggendoli completamente. Chi ha potuto, si è riadattato. Come alcuni allevatori che si sono concentrati sulle ostriche, molto più resistenti alle chele del granchio blu. Di recente l’afflusso di acqua dolce e l’aumento delle temperature hanno causato anche una pesantissima moria di vongole in mar adriatico, che ha messo ancora più in ginocchio la filiera dei molluschi.
Le regioni più colpite
«Il piano del commissario straordinario riguarda Emilia Romagna, Veneto e Friuli Venezia Giulia, quest’ultima comunque meno colpita. Ma ho scritto lettere ad altre sei amministrazioni», spiega ancora Caterino. Tra le ultime attenzionate c’è la Toscana, con la laguna di Orbetello ormai invasa in modo simile a quella del Po’ nelle fasi più critiche. I pescatori hanno rinunciato a gettare le reti, che tornavano a galla rotte e piene di granchi blu. Secondo alcune testimonianze i potenti crostacei avrebbero anche iniziato ad attaccare muggini e anguille.