Franceschini (Pd): «Non è vero che per vincere le elezioni serve un candidato moderato»


«Vincere le prossime elezioni politiche non è soltanto possibile, è probabile». Dario Franceschini, intervistato da Repubblica, osserva che «c’è la politica ma pure l’aritmetica». E sottolinea che «le forze di opposizione già adesso valgono almeno quanto quelle di maggioranza e il lavoro fatto fin qui per costruire una coalizione è stato ottimo. Meloni non governerà altri cinque anni. Dipende da noi, se non sbagliamo…».
Mettere da parte i rancori
L’esponente Pd chiede allora «uno sforzo collettivo e individuale per mettere da parte tutti i rancori del passato e costruire una coalizione la più larga possibile. Renzi fece cadere Conte, il M5s armò la polemica su Bibbiano, il Pd ruppe con il M5s dopo la caduta di Draghi. Basta, serve un colpo di cimosa sulla lavagna». Perché «si può trovare una sintesi su tutto. L’importante è non ripetere i vecchi errori. Serve flessibilità sul modello di alleanza. Meloni potrebbe cambiare la legge elettorale pensando di metterci in difficoltà con l’indicazione del candidato presidente del Consiglio sulla scheda. Bene, troveremo comunque il modo per indicarlo prima del voto». Con le primarie: «È la possibilità più concreta», risponde Franceschini.
La legge elettorale
Se una nuova legge elettorale cancellasse anche i collegi uninominali, spiega Franceschini, «a parte la maledizione che ha colpito tutti i governi che hanno provato a farsi una legge elettorale su misura, resta il fatto che non hanno ancora inventato una legge elettorale che fa vincere chi ha meno voti». Quanto al profilo di chi potrebbe guidare il centrosinistra, «constato i cambiamenti della politica italiana. Per trent’anni siamo stati abituati all’idea che per vincere le elezioni servisse un candidato moderato. Da qui Prodi, Rutelli e altri. Non è più così. Perché è cambiato il sistema, non il centrosinistra. Quando si votava con affluenza alta era decisivo togliere elettori all’avversario e quindi un elettore conquistato nell’area di centro valeva doppio. Oggi, con il crollo dell’affluenza, si vince dando ai tuoi elettori una ragione per non astenersi. Il centrodestra lo fa già da anni. Infatti vincono candidati di destra come Meloni, Trump, Milei».
I voti dei moderati
Resta però il fatto che «servono i voti di un’area moderata che oggi è frammentata e litigiosa». E qui l’esponente dem annota che «non si può costruirla in modo telecomandato. Registro che nel mondo civico e degli amministratori ci sono parecchie personalità in grado di dare un contributo: la sindaca di Genova Silvia Salis, l’assessore romano Alessandro Onorato, il sindaco di Verona Damiano Tommasi, e altri. Occorrono voci capaci di parlare ai lavoratori autonomi, alle piccole imprese, ai moderati».