L’invasione di Gaza City: «È la guerra di Bibi». I racconti: «Ho visto una bimba senza testa»


L’invasione di Gaza City è cominciata. Con un bilancio provvisorio di 62 morti e l’ok di Marco Rubio. Mentre Andrew Cuomo, il candidato a sindaco di New York e convinto sostenitore di Israele, chiede la fine della «carneficina» in Palestina, dove la situazione è «orribile». Un bombardamento ha colpito la città poco dopo la visita a Gerusalemme del segretario di Stato Usa. «Per strada ho visto una bambina senza testa», racconta un bambino che fa parte degli sfollati. Dopo il bombardamento, mentre scappavano tra i cadaveri e i feriti, il bimbo ha visto riverso in strada il corpo mutilato di una bambina piccola.
Il bombardamento
«Ci sono bombardamenti massicci e incessanti su Gaza City e il pericolo continua ad aumentare», ha detto all’agenzia di stampa Afp Ahmed Ghazal, un residente della zona. Il venticinquenne ha descritto un’«esplosione che ha scosso violentemente il terreno nel quartiere» poco dopo l’1:00 di martedì 16 settembre, ora locale. A quel punto è corso in strada e ha visto tre case di un isolato residenziale «completamente rase al suolo». Secondo il testimone ci sono molte persone intrappolate tra le macerie: «Possiamo sentire le loro urla». Mahmoud Bassal, portavoce della Difesa Civile di Gaza, ha detto che il numero di morti e feriti continua ad aumentare. E ha parlato di un «massacro di vasta portata» in un complesso residenziale vicino a piazza Al-Shawa. Intanto il segretario di Stato Rubio è atteso a Doha oggi. Ha promesso il «sostegno incrollabile» degli Stati Uniti a Israele per eliminare Hamas.
Israele e gli Usa
Secondo il media Axios Rubio ha detto al premier israeliano Benjamin Netanyahu che l’amministrazione Trump sostiene l’operazione di terra a Gaza, ma vuole che sia implementata rapidamente e termini il prima possibile. «Rubio non ha frenato l’operazione di terra», ha detto un funzionario israeliano al sito di notizie Usa. L’amministrazione Trump, ha invece riferito una fonte americana, non fermerà Israele e gli consentirà di prendere le proprie decisioni riguardo alla guerra a Gaza. «Non è la guerra di Trump, è la guerra di Bibi e lui si assumerà tutte le responsabilità di ciò che accadrà», ha osservato il funzionario Usa.
Carri di Gedeone 2
Fonti di Gaza hanno riferito che i tank di Tsahal sono entrati in via Al-Jalaa, nel cuore di Gaza City. Bombe-robot hanno abbattuto gli edifici. Una funzionaria della Sicurezza israeliana ha parlato con la tv pubblica Kan affermando che «l’Idf sta attaccando con forza». Contemporaneamente al via dell’operazione Carri di Gedeone 2, il presidente Usa ha minacciato Hamas dopo aver saputo che alcuni ostaggi sono stati fatti uscire dai tunnel per essere usati come scudi umani. Nel frattempo, il gruppo terrorista ha infatti portato alcuni degli ostaggi nelle tende e negli edifici di Gaza city. E ha affidato il coordinamento del cosiddetto legitimacy ambush (imboscate e guerriglia) a Izz al-Din Haddad, capo dell’ala militare, Raed Saad, comandante della divisione operativa, Muhammad Odeh, che guida l’intelligence e Mohand Rajab, militare di alto rango della Brigata Gaza.
La risposta di Hamas
Secondo l’Ansa la strategia di Hamas comprende azioni contro i residenti per impedire che seguano gli avvisi di evacuazione e si spostino a sud. Circa 700mila persone sono ancora a Gaza, nonostante i bombardamenti intensi delle ultime settimane. In 320mila si sono trasferiti verso la parte meridionale, nei campi di al Mawasi, a Kan Younis. Ma l’Idf, pur aspettandosi che centinaia di migliaia lascino Gaza city non appena iniziate le operazioni di terra, non si illude sulle difficoltà: civili usati come scudi umani, miliziani in infradito e bombe nello zainetto mimetizzati tra la gente.
I testimoni
Il quotidiano La Stampa pubblica intanto un articolo di Majd al-Assar Nuseirat nel quale si racconta dei 300 mila gazawi in marcia verso Sud. Nel Capital Shelter Camp, il campo rifugiati di Nuseirat, arrivano famiglie ogni giorno. La maggior parte scappa dai quartieri di Gaza City, a Nord e a Est, Shujaiya, al-Tuffah, Sabra, al-Saftawi e al-Zeitoun. Tra loro c’è Mervat Abdullah al-Jarjawi, una donna di 57 anni del quartiere Sabra di Gaza City. Arrivata con la nuora, che è vedova del suo unico figlio, morto a luglio durante un bombardamento ad al-Rimal. «In passato, ci aggrappavamo alla speranza di ritornare, un giorno. Questa volta, invece, mio figlio non c’è più. La nostra casa non c’è più. Non è rimasto niente. Soltanto macerie», dice.
La bambina senza testa
Il nipotino Abdelrahman la interrompe e dice: «Per strada ho visto una bambina senza testa». La madre spiega che sono scappati tra i cadaveri e i feriti e il ragazzino ha visto riverso a terra il corpo mutilato di una bambina piccola.