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Napoli, la giudice che propone il coprifuoco per gli under 14: «Vietare di andare in giro da soli fino alle 6»

17 Settembre 2025 - 07:10 Alba Romano
napoli coprifuoco under 14 notte
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La presidente del tribunale dei minori Brunese: una legge c'è già, basta farla rispettare

Le violenze dei giovanissimi a Napoli si verificano «per lo più a tarda notte, quando non dovrebbero essere in strada ma a letto». E quindi bisognerebbe fare come i sindaci dei comuni di Casal di Principe e Praia a Mare. Che «hanno firmato due ordinanze che vietavano agli under 14 di andare in giro da soli dopo mezzanotte e fino alle sei del mattino». A dirlo è Paola Brunese, presidente del tribunale dei minori, in un’intervista al Mattino. Che propone una sorta di coprifuoco: «In realtà no, non lo definirei così: il provvedimento serviva a proteggere i ragazzini da una serie di rischi che, la notte più che mai, avrebbero potuto correre. Nello stesso tempo sollecitava anche la responsabilità genitoriale».

Il coprifuoco per gli under 14

Nel colloquio con Maria Chiara Aulisio Brunese dice che però questa non sarebbe una soluzione vera e propria: «Anche perché, va detto, una legge che vieta ai minori di 14 anni di circolare da soli esiste già. È chiaro che quelle ordinanze, soprattutto nel periodo estivo, hanno senza dubbio contribuito a ridurre i pericoli». E quindi, spiega la giudice, «bisogna sorvegliare i ragazzi, è un compito che spetta prima di tutto alle famiglie. So bene che non è facile, ma la notte, anche senza ordinanze sindacali, non devono farli uscire da soli e francamente non credo che si possa ipotizzare una limitazione della libertà».

Una questione di sicurezza

Perché si tratta di una questione di sicurezza, è il ragionamento: «È chiaro che una maggiore attenzione da parte dei genitori non può bastare ad arginare il fenomeno. Anzi, faremmo bene a preoccuparci di offrire un sostegno a quegli stessi genitori che da soli, almeno in alcuni casi, non potranno mai farcela». Ovvero: «Penso al bonus psicologo, e aggiungo che ho molto apprezzato la decisione di offrire un contributo economico a chi deve sostenere spese di psicoterapia. Dobbiamo stare accanto alle famiglie, è molto importante, non possono fare a meno di un punto di ascolto. Poi ovviamente c’è la scuola».

La famiglia, la scuola, la responsabilità dei danni

«Se la famiglia è la prima agenzia educativa, la scuola è la seconda. Ai ragazzi va insegnata la non violenza, è tra i banchi che devono imparare che cosa vuol dire il rispetto degli altri, della libertà degli altri. Devono imparare il valore dell’istruzione, la soluzione pacifica dei conflitti e l’importanza di vivere nella legalità», ragiona Brunese. Ma anche il peso della responsabilità: «Non solo. Figli e famiglie vanno allertati, per non dire spaventati, anche sui rischi che corrono quando non si rispettano le regole. Non tutti i genitori, tanto per fare un esempio, sanno che l’articolo 2048 del codice civile stabilisce che padre, madre o tutore, paghino i danni provocati dal minore. Una maggiore diffusione della normativa potrebbe essere utile, quando sai che se tuo figlio sbaglia poi devi mettere mano al portafogli, e se non va a scuola perdi il reddito di inclusione, un po’ di attenzione in più forse la presti».

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