Sardegna, approvata legge sul fine vita. È la seconda regione dopo la Toscana, ma il governo potrebbe impugnarla


Dopo la Toscana, la Sardegna diventa oggi 17 settembre la seconda regione italiana ad avere una legge sul cosiddetto «fine vita». La legge regionale, approvata in consiglio con 32 sì su 59 votanti, disciplina il suicidio medicalmente assistito secondo quanto stabilito dalla Corte Costituzionale nel 2019. Il governo potrebbe impugnarla come successo a maggio con la Toscana, facendo leva sull’assenza di una normativa nazionale. Ma è proprio la mancanza di iniziative da governo e parlamento che hanno portato all’approvazione dei provvedimenti regionali. Quello toscano nato dall’iniziativa popolare guidata dall’associazione Luca Coscioni, e quello sardo che ora ne ricalca la forma.
Cosa prevede la legge sul suicidio assistito
Sarà una commissione multidisciplinare permanente a valutare, di caso in caso, la sussistenza dei requisiti per accedere al suicidio mediamente assistito. La sentenza della Consulta sul caso Dj Fabo considera non punibile l’aiuto al suicidio in caso di «malattia irreversibile, sofferenze fisiche o psicologiche intollerabili, dipendenza da trattamenti di sostegno vitale e capacità di decidere liberamente». Come già successo in Toscana, sarà il malato stesso a somministrarsi il farmaco alla presenza dei medici dell’Asl competente. La procedura potrà avvenire in strutture della sanità territoriale oppure anche al domicilio dell’assistito. Un impianto che contrasta con la proposta di legge del centrodestra, per ora ferma in commissione al Senato. Gli ultimi emendamenti presentati puntano infatti a escludere completamente l’utilizzo di strutture e personale del sistema sanitario nazionale per il suicidio assistito.