Ultime notizie AtleticaGazaGlobal Sumud FlotillaScuolaUcraina
POLITICACorte costituzionaleEutanasiaGoverno MeloniSanitàSardegnaToscana

Sardegna, approvata legge sul fine vita. È la seconda regione dopo la Toscana, ma il governo potrebbe impugnarla

17 Settembre 2025 - 14:50 Ugo Milano
fine vita generica fiala ospedale
fine vita generica fiala ospedale
Con il via libera del consiglio regionale l'isola potrà ora accogliere e valutare le richieste di suicidio assistito. La decisione in mano a una commissione di esperti

Dopo la Toscana, la Sardegna diventa oggi 17 settembre la seconda regione italiana ad avere una legge sul cosiddetto «fine vita». La legge regionale, approvata in consiglio con 32 sì su 59 votanti, disciplina il suicidio medicalmente assistito secondo quanto stabilito dalla Corte Costituzionale nel 2019. Il governo potrebbe impugnarla come successo a maggio con la Toscana, facendo leva sull’assenza di una normativa nazionale. Ma è proprio la mancanza di iniziative da governo e parlamento che hanno portato all’approvazione dei provvedimenti regionali. Quello toscano nato dall’iniziativa popolare guidata dall’associazione Luca Coscioni, e quello sardo che ora ne ricalca la forma.

Cosa prevede la legge sul suicidio assistito

Sarà una commissione multidisciplinare permanente a valutare, di caso in caso, la sussistenza dei requisiti per accedere al suicidio mediamente assistito. La sentenza della Consulta sul caso Dj Fabo considera non punibile l’aiuto al suicidio in caso di «malattia irreversibile, sofferenze fisiche o psicologiche intollerabili, dipendenza da trattamenti di sostegno vitale e capacità di decidere liberamente». Come già successo in Toscana, sarà il malato stesso a somministrarsi il farmaco alla presenza dei medici dell’Asl competente. La procedura potrà avvenire in strutture della sanità territoriale oppure anche al domicilio dell’assistito. Un impianto che contrasta con la proposta di legge del centrodestra, per ora ferma in commissione al Senato. Gli ultimi emendamenti presentati puntano infatti a escludere completamente l’utilizzo di strutture e personale del sistema sanitario nazionale per il suicidio assistito.

leggi anche