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Strage del Mottarone, il processo finisce con tre patteggiamenti e due prosciolti: la decisione del giudice

18 Settembre 2025 - 14:24 Ugo Milano
La cabina caduta della funivia Stresa-Mottarone
La cabina caduta della funivia Stresa-Mottarone
Accolte le richieste della Procura, si chiude il processo a quattro anni dall'incidente. La sindaca di Stresa si è detta «amareggiata»

Il giudice ha accolto le richieste di patteggiamento presentate dalla Procura per tre imputati nella strage del Mottarone, l’incidente della funivia avvenuto il 23 maggio 2021 in cui morirono 14 persone. Per il titolare delle Ferrovie del Mottarone, Luigi Nerini, la Procura aveva chiesto 3 anni e 10 mesi, mentre per il direttore d’esercizio Enrico Perocchio e il capo servizio Gabriele Tadini erano stati chiesti rispettivamente 3 anni e 11 mesi e 4 anni e 5 mesi. Il gup di Verbania, Gianni Macchioni, ha poi accolto anche il proscioglimento di Martin Leitner, consigliere delegato della omonima società, e di Peter Rabanser, responsabile del Customer Service. Secondo quanto si apprende, inoltre, la Regione Piemonte ha revocato la costituzione di parte civile dopo un risarcimento di circa 100mila euro.

Di cosa erano accusati i cinque imputati

Dopo che lo scorso 19 giugno era caduta l’aggravante del disastro al reato di attentato alla sicurezza, lo scorso 19 giugno, per Nerino, Perocchio e Tadini era rimasta l’accusa di attentato alla sicurezza dei trasporti, riferita ai quindici giorni precedenti all’incidente, cioè tra l’8 il 22 maggio 2021. I tre sono poi stati chiamati a rispondere, insieme ai dirigenti Martin Leitner e Peter Rabanser, di disastro colposo, omicidio colposo plurimo e lesioni colpose. Tadini e Perocchio sono inoltre accusati di falso. Per il processo si erano costituite trenta parti civili: tra questi anche un gruppo di familiari di Eitan, il bimbo israeliano unico sopravvissuto alla tragedia, che oggi ha 10 anni. Nel febbraio 2024 per la sua famiglia era stato disposto un risarcimento complessivo di 3 milioni di euro.

I motivi delle richieste dei pm

L’annuncio della richiesta di patteggiamento era stato dato questa mattina dal procuratore capo di Verbania Alessandro Pepè alla riapertura dell’udienza preliminare. In aula i pm avevano poi illustrato i motivi della richiesta di proscioglimento per i due dirigenti della Leitner. Secondo la Procura, Peter Rabanser non può essere ritenuto responsabile di quanto inizialmente contestato, perché non spettava a lui il controllo sull’operato del direttore d’esercizio dell’impianto Enrico Perocchio, sul cui operato vigilava invece l’Ufficio speciale trasporti a impianti fissi (Ustif). «Non è stata una decisione facile – aveva spiegato in aula il procuratore Pepè – ma riteniamo sia un modo per iniziare a ricucire una ferita che nessuna pena e nessun risarcimento potranno mai lenire. Spero che i familiari delle vittime possano non dico accettare, ma comprendere. Queste proposte mettono un punto fermo in merito a ricostruzione dei fatti e responsabilità».

La sindaca di Stresa amareggiata

Si aspettava un esito del genere la sindaca di Stresa, Marcella Severino, che però non si trova d’accordo con la richiesta dei pm, ora accolta dal giudice. Uscendo dall’aula del tribunale di Verbania questa mattina, la prima cittadina aveva commentato: «Non sono sorpresa, era già previsto dalla scorsa udienza. Ma sono molto amareggiata: loro forse non sono stati sette ore su in mezzo ai morti come me. Rispetto la decisione, però l’intervento della Procura mi è sembrato piuttosto da brivido. Giustificano il fatto che non vai a processo perché in questo modo si rinnova il dolore?».


    

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