Usa, il direttore dell’Fbi Kash Patel pagato 25 mila dollari per un documentario filorusso


Kash Patel, attuale direttore dell’Fbi nominato da Donald Trump, ha ricevuto 25 mila dollari da una società guidata da un produttore di film filorusso. Il pagamento, che emerge dai documenti finanziari che lo stesso Patel ha dovuto presentare per poter assumere l’incarico, è registrato come «onorario». Risale allo scorso anno. Secondo quanto riportato dal Washington Post, la somma è arrivata da Global Tree Pictures, società con sede a Los Angeles gestita dal regista Igor Lopatonok, noto per i suoi progetti vicini alla narrativa del Cremlino.
Patel e la docuserie sul deep state
Il pagamento era legato alla partecipazione di Patel alla docuserie in sei episodi All the President’s Men: The Conspiracy Against Trump, trasmessa a novembre sulla piattaforma online di Tucker Carlson. La serie ritrae Patel e altri collaboratori della prima amministrazione Trump come vittime di un presunto complotto del deep state. Con l’obiettivo di rimuover e rimuovere il presidente e i suoi sodali. In uno dei passaggi del documentario, Patel arriva a dire che vorrebbe «chiudere il quartier generale dell’Fbi e trasformarlo in un museo del deep state».
La rivelazione ha naturalmente sollevato dubbi e polemiche in merito al fatto che il direttore dell’agenzia che dovrebbe vigilare su possibili interferenze russe negli Stati Uniti abbia accettato denaro da un produttore percepito come vicino al Cremlino. Dal canto suo Patel è certo di aver fatto tutto in regola: la sua portavoce ha replicato che tutte le entrate sono state regolarmente dichiarate e approvate dagli organi di vigilanza etica.
Chi è Igor Lopatonok e il legame con l’Italia
Lopatonok, 57 anni, è un cineasta nato in Ucraina, trasferitosi a Los Angeles nel 2008. Negli anni ha realizzato documentari che rispecchiano le posizioni del Cremlino, tra cui Maidan Massacre e Revealing Ukraine. Proprio quest’ultimo fu presentato in anteprima in Italia nel 2019. Lopatonok apparve sul tappeto rosso accanto a Viktor Medvedchuk, politico ucraino e stretto alleato di Vladimir Putin poi accusato di tradimento. Secondo documenti ottenuti dal Washington Post, Lopatonok ha continuato a ricevere finanziamenti da programmi culturali creati dal presidente russo. E nel 2023 è diventato direttore artistico di una campagna mediatica pro-Russia intitolata To Russia With Love.