Festival di Open, il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo: «La riforma della giustizia? Testo sgangherato» – Il video
Sul palco del Festival di Open, in corso a Parma dal 19 al 21 settembre, è salito Giovanni Melillo, procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo. Il magistrato, che ha svolto un ruolo cruciale nelle indagini sulle stragi di Cosa nostra tra il 1992 e il 1993, ha affrontato temi cruciali come la riforma della giustizia, il cambiamento delle mafie, e la minaccia del terrorismo internazionale. Partendo dall’attualità politica, Melillo ha affermato di «non essere sorpreso» dall’esito del voto di giovedì 18 settembre alla Camera, che ha approvato in terza lettura la riforma della giustizia, la quale prevede, tra le altre cose, la separazione delle carriere tra magistratura requirente e giudicante. «Le riforme costituzionali migliori passano attraverso il dialogo, una meditazione profonda. E francamente, di dialogo e di riflessione profonda, non mi pare che ci sia traccia in un testo che qualcuno, secondo me a ragione, ha definito un po’ sgangherato dal punto di vista costituzionale ordinamentale».
Melillo a Parma 2025, la critica alla magistratura
Nel suo intervento, Melillo critica anche la magistratura: «Ha sbagliato a chiudersi rispetto alle istanze della cultura giuridica liberale, che da anni chiedono di ripensare l’ordinamento giudiziario». Ma focalizza le sue perplessità: «Questa riforma – precisa – ha due punti che la rendono difficile da comprendere: il primo è che non cambia nulla per il cittadino. Non cambierà nulla in termini di durata del processo, di condizione nelle carceri, di equilibrio tra garanzie e sicurezza pubblica. I cittadini saranno accolti o non accolti o mal accolti nei tribunali esattamente come sono accolti o male accolti ora». «Il secondo – sottolinea Melillo – è che la riforma tocca un punto molto delicato, il ruolo del pubblico ministero e la sua indipendenza a me pare che il sistema risulterà indebolito». E poi ancora: «Stiamo trattando questioni estremamente delicate e, sinceramente, avrei preferito vedere una riflessione più ponderata, lontana dalle polemiche che, alla lunga, non giovano alle istituzioni nel loro complesso».
«Le mafie gigantesche costellazioni di imprese»
Passando al tema della criminalità organizzata, Melillo ha descritto come le mafie si siano evolute nel corso degli anni. «Oggi sono diventate gigantesche costellazioni di imprese», afferma. «Hanno una capacità di generare consenso sociale che si è moltiplicata, raggiungendo anche territori che un tempo sembravano immuni dalla loro influenza». Questo fenomeno non riguarda solo l’Italia, ma anche l’Europa e il mondo intero. Melillo ha poi sottolineato come la criminalità organizzata abbia cambiato il suo modus operandi nel tempo. «Un tempo, le mafie si basavano sulla violenza diretta e sull’intimidazione, ma oggi sono diventate attori economici in grado di influenzare il mercato globale, come nel traffico di stupefacenti. Le mafie, infatti, sono ormai integrate nei mercati globali e rappresentano una minaccia a livello europeo e internazionale». Non sono per «pochi specialisti», ma rappresentano «un’urgenza democratica italiana, europea e globale: possono contribuire il terrorismo internazionale – precisa -. Questi due settori si incrociano nei mercati globali».
La stampa e la lotta alla criminalità: il ricordo di Siani
Un altro tema affrontato dal procuratore nazionale antimafia è relativo al ruolo della stampa nel contrasto alla criminalità. In occasione dell’anniversario della morte di Giancarlo Siani, il giornalista napoletano ucciso dalla camorra, Melillo ha ricordato l’importanza della libertà di stampa e del lavoro dei cronisti, che spesso sono esposti a intimidazioni e minacce. «Siani era mio amico», ricorda con emozione, «e la stampa è fondamentale nel contrasto ai fenomeni criminali, ma continua a essere oggetto di minacce, soprattutto da parte di giornalisti freelance che non hanno le tutele di una redazione». Melillo ha fatto appello al riconoscimento dei diritti dei giornalisti, in particolare quello di accedere agli atti non coperti da segreto.
«Serve un dialogo autentico e rispettoso tra le istituzioni repubblicane»
Di fronte a sfide complesse come l’evoluzione delle mafie, la loro capacità di infiltrarsi nei circuiti economici globali e l’emergere di nuove minacce come la criminalità digitale, Melillo ha ribadito l’importanza di un dialogo autentico e rispettoso tra le istituzioni repubblicane, nel pieno rispetto dei ruoli. «Credo che il dialogo sia vitale per la stessa sorte delle nostre istituzioni», afferma, ricordando come sia fondamentale mantenere salda l’autonomia e l’indipendenza del pubblico ministero per garantire l’efficacia dell’azione di contrasto ai sistemi criminali. Infine, Melillo ha lanciato un forte appello sul fronte della sicurezza digitale: «C’è un grave ritardo tecnologico degli apparati investigativi. Le organizzazioni criminali usano strumenti criptofonici che noi spesso non riusciamo a penetrare. Serve una rivoluzione copernicana. Dobbiamo dotarci al più presto di risorse tecnologiche adeguate e di persone in grado di usarle con competenza». Contro mafie sempre più globali, digitali e invisibili, il procuratore invoca meno semplificazioni nel dibattito pubblico, più consapevolezza istituzionale e un investimento deciso nella giustizia, nella tecnologia e nel dialogo tra poteri dello Stato. «Perché – conclude Melillo – di troppe semplificazioni può morire la vitalità stessa delle nostre istituzioni».